Lo scorso 1 ottobre, Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, insieme al sottosegretario Marcello Gemmato, ha presentato il disegno di legge delega sul Testo Unico della legislazione farmaceutica. Il progetto affronta vari temi, tutti rilevanti per la governance della spesa e dei servizi farmaceutici, tra cui quello della farmacia al centro dei servizi territoriali e la digitalizzazione dei servizi. Un tema particolarmente rilevante è quello del payback, ovvero il meccanismo che pone a carico delle aziende farmaceutiche parte degli scostamenti dai tetti alla spesa farmaceutica fissati dal governo a inizio anno.
Il Ministero rivendica di avere già alleggerito il peso di questa misura per le aziende farmaceutiche nell’ultimo anno, principalmente attraverso due misure: l’innalzamento del tetto di spesa farmaceutica per acquisti diretti dall’8,3% all’8,5% e lo spostamento di alcune categorie di farmaci dalla distribuzione diretta a quella convenzionata, su cui il tetto viene storicamente rispettato e dunque non ci sono scostamenti.
Questo alleggerimento è certamente da accogliere con favore, se non altro perché testimonia la consapevolezza – da parte di questo governo (a differenza di molti governi precedenti) – che il payback rappresenta un problema per l’industria farmaceutica e dunque la volontà di superarlo. Nondimeno, purtroppo si tratta di interventi solo marginali che non vanno a modificare i tratti principali di una norma che oggi riguarda circa 4 miliardi di scostamenti, di cui circa 2 miliardi vengono retroattivamente posti a carico delle aziende farmaceutiche.
A seguito della sua introduzione nel 2011, in un momento di crisi e particolarmente drammatico per le finanze pubbliche di questo paese, i governi che si sono susseguiti non hanno mai eliminato il payback. È stata normalizzata una misura che si presupponeva fosse emergenziale, perché naturalmente si tratta di un meccanismo che genera un’entrata facile – e fin qui crescente nel tempo – per l’erario italiano che è sempre in cerca di fagocitare risorse.
Non è ancora chiaro come il payback verrà inserito in questo Testo Unico sulla legislazione farmaceutica, ma l’auspicio è che il governo colga l’occasione per eliminare una norma che genera enorme incertezza in un’industria in cui gli investimenti sono essenziali per promuovere l’innovazione e generare benefici ai pazienti-consumatori (analisi approfondite IBL qui e qui). Sarebbe un segnale di discontinuità rispetto al passato: un tentativo di migliorare la qualità della regolazione senza limitarsi a racimolare risorse dove elettoralmente fa meno male.