Flixbus: Liberalizzazione che va, divieto che viene

La "concorrenza sleale" significa concorrenza vera

21 Febbraio 2017

IBL

Argomenti / Diritto e Regolamentazione

E’ un copione già visto, quello dell’emendamento al decreto milleproroghe che ostacola la concorrenza nel settore del trasporto passeggeri su gomma, la cosiddetta norma anti-Flixbus.

La storia inizia nel 2013, quando il settore del trasporto pubblico interregionale su gomma è stato liberalizzato dopo un periodo di transizione di otto anni in cui i titolari delle concessioni esclusive hanno potuto prepararsi all’arrivo della concorrenza.

Negli ultimi due, una società il cui modello di business è basato su una piattaforma on line, Flixbus, ha reso molto più economico e competitivo il mercato del trasporto passeggeri su gomma. Nel modello Flixbus, autobus e dipendenti sono a carico delle aziende locali, integrate però in una rete più vasta, che pertanto beneficiano del marchio e della capacità di aggregazione di offerte di Flixbus.

Giovedì scorso, il Senato ha approvato una norma che consente l’attività di trasporto interregionale tramite autobus solo ad operatori la cui attività principale è il trasporto di passeggeri su strada. Tradotto: non una piattaforma digitale che si appoggia a mezzi non propri e autisti non dipendenti.

Due sono le domande che sorgono di fronte a questa vicenda.

La prima è se esiste una qualche forma di concorrenza che l’Anav, l’associazione confindustriale delle imprese di autotrasporto secondo cui Flixbus farebbe dumping, giudicherebbe leale, se non un accordo consociativo tra le aziende storiche del settore sulla ripartizione geografica dell’attività di ciascuno e sul prezzo da mantenere. Per l’Anav, infatti, prezzi così nettamente inferiori ai concorrenti costituirebbero concorrenza sleale, poco importa se, come ha rilevato l’Antitrust, i prezzi predatori esistono soltanto laddove chi li pratica ha una posizione dominante sul mercato.

La seconda è relativa alle ragioni concrete per cui gli autobus interregionali dovrebbero poter essere gestiti soltanto da operatori proprietari dei mezzi e con autisti alle proprie dipendenze. Secondo l’Anav, solo così sarebbero tutelati i consumatori. A noi sembra invece che i consumatori, in un mercato aperto, possano tutelarsi da soli, scegliendo se prendere un autobus con il logo Flixbus o un altro gestito dal proprietario dei mezzi.

Sono già stati depositati alla Camera emendamenti soppressivi di questo, avanzati peraltro dallo stesso gruppo parlamentare che ha proposto il primo, che in altre occasioni è stato tutto fuorché avverso all’ampliamento della concorrenza. Più che l’origine dell’emendamento, però, deve preoccuparci il fatto che tanto facilmente abbia trovato consenso. Le due semplici domande che ci siamo fatti, purtroppo, in Parlamento rischiano di non trovare risposta.

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