Viaggio nel Paese dei divieti e della burocrazia. L'Italia

Negli ultimi sei anni sono state introdotte 629 nuove norme fiscali

13 Giugno 2014

L'intraprendente

Argomenti / Teoria e scienze sociali

«Chi vuole bene alla gente, le proibisca qualcosa, affinché goda della trasgressione». A dar credito allo scrittoredivieti beat Norman Mailer, ci sarebbe da pensare che i nostri governanti, con tutti i regolamenti che fanno, ci amino proprio proprio.

Dell’opprimente burocrazia statale se ne parla fin troppo spesso. Quella che – come ci informa oggi Sergio Rizzo sul Corriere – in sei anni ha introdotto ben 629 nuove norme fiscali che, con l’obiettivo di semplificare, hanno in realtà reso sempre più ad ostacoli la vita di cittadini e imprese. «Quasi due norme fiscali su tre – lamenta uno studio di Confartigianato – aumentano i costi burocratici per le imprese». Ma il peso del Leviatano non si ferma qui.

Anche a livello comunale, infatti, non fanno che riempirci di ordinanze che – nella maggior parte – contengono una vera e propria selva di divieti, spesso inutili e ingiustificabili. A raccontarceli, con dovizia di particolari, è Lucia Quaglino, fellow dell’Istituto Bruno Leoni diretto da Alberto Mingardi, nell’e-book dal titolo “D’amore di morte e di altri divieti: le ordinanze dei sindaci e la libertà individuale” (Amazon, 66 pagine, € 2,99). Si va dai più famosi, come la proibizione del gelato a Milano (poi ritirata), l’ordinanza anti fumo a Genova, la guerra alla prostituzione a Vicenza (ma solo in centro, in pieno spirito radical chic), le auto poco ecologiche a Treviso e l’alcol in centro a Padova di cui abbiamo parlato sulle pagine de L’Intraprendente.

Leggi il resto su L’intraprendente, 11 giugno 2014

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