Un derby fuori luogo

Ancora una volta si discute delle vicende della SEA pensando solo alla tutela degli assetti esistenti, e prescindendo invece dai bisogni dei consumatori

1 Aprile 2014

Corriere della Sera

Alberto Mingardi

Direttore Generale

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Per Sea Handling siamo «pronti a scontrarci con la Commissione europea»: questa sembra essere la posizione, pressoché unanime, della politica milanese. Proprio perché con la crisi economica abbiamo imparato a convivere, quei posti di lavoro appaiono estremamente preziosi, e si capisce che si lotti per difenderli. C’è una frase di Sun Tzu particolarmente illuminante: «Ciò che dà valore alla guerra è la vittoria». La conflittualità ha dei costi (in questo caso, anche sul piano della reputazione delle nostre istituzioni), che può aver senso sostenere solo alla luce di un più grande beneficio futuro. È opportuno allora chiedersi se il Comune possa vincere un braccio di ferro con l’UE, sulla maxi multa per aiuti di Stato. Con tutta probabilità, la risposta è no. E, diciamo la verità, è giusto che sia così. Sono in molti a chiedere «più Europa» – e fra questi, gli stessi che, nella vicenda Sea Handling, spalleggiano con maggior convinzione i sindacati. Ma che cos’è l’Europa se non un insieme di regole che ci siamo dati, per convivere tutti assieme in un nuovo assetto politico? E con che faccia ne chiediamo «di più», se poi quelle stesse regole vengono violate allegramente, ogni qualvolta un interesse particolare lo comandi?
È legittimo cercare di tutelare quanto più possibile gli individui (sostenendone il reddito in un momento difficile), ma farlo garantendo loro la «proprietà» del posto di lavoro che attualmente occupano non è molto saggio. Non lo è per loro: vengono illusi di essere inamovibili, e di non aver bisogno di tenere il passo del cambiamento economico. Non lo è per la collettività: che ha interesse che un servizio venga reso al meglio, non necessariamente che venga reso da certe persone o da altre.
Il presidente Maroni ha preso la palla al balzo, subordinando l’ingresso della Regione in SEA a «garanzie su Handling e Malpensa». Apprendiamo che Etihad vincolerebbe l’acquisizione di Alitalia ad «un decreto per liberalizzare le rotte su Linate». «Come Regione vogliamo difendere Malpensa», ha detto Maroni, «e creare un vero sistema aeroportuale lombardo». È bizzarro che nel «vero sistema aeroportuale lombardo» Maroni vorrebbe ridimensionare il city airport di Milano, il più vicino per le imprese estere che in città hanno i loro headquarters ma anche per le multinazionali tascabili della Brianza.
Ancora una volta, la politica inscena un derby Linate-Malpensa. E ancora una volta si discute delle vicende della SEA pensando solo alla tutela degli assetti esistenti, e prescindendo invece dai bisogni dei consumatori. Se c’è domanda di più voli da e per Linate, sarebbe sensato creare le condizioni affinché si sviluppi l’offerta. L’interesse della collettività è proprio questo: che i nostri bisogni possano trovare chi ci aiuta a soddisfarli. La politica sostiene di saper far di conto meglio di consumatori e imprese. Il risultato sono la conservazione dell’esistente a tutti i costi, la moltiplicazione dei conflitti, e le multe per aiuti di Stato.

Dal Corriere della sera, 1 aprile 2014
Twitter: @amingardi

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