10 Giugno 2025
Il Giornale
Carlo Lottieri
Direttore del dipartimento di Teoria politica
Argomenti / Teoria e scienze sociali
Sabato mattina Leone XIV ha ricevuto il presidente dell’Argentina, Javier Milei, e nel corso dell’udienza è avvenuto qualcosa di piuttosto particolare. Milei s’è presentato dinanzi al papa con quattro libri, di cui ha fatto omaggio al pontefice: oltre all’ultimo Hayek (contro la presunzione dei pianificatori sociali) e a due volumi di Jesus Huerta de Soto, il presidente libertario ha dato un volume scritto a quattro mani da Huerta de Soto e da un giovane economista italiano, Bernardo Ferrero, dal titolo Pandemia e dirigismo: come uscire da uno stato di crisi permanente (edito da IBL libri).
L’episodio può apparire di poco rilievo, ma certo segnala quanto sia eccentrica – nel mondo d’oggi – una figura come quella del presidente argentino. Per più di un motivo. Si tratta di un dottrinario, ma di una specie particolare. Non abbiamo insomma a che fare con un pragmatico senza principi e valori, persuaso che costrizione e libertà siano sullo stesso piano: l’importante è che «prendano il topo» (per ricordare la formula di Deng Xiaoping). Al contrario, Milei è un uomo di cultura che, dopo avere condiviso per anni una visione mainstream della società e dell’economia, ha scoperto l’originalità e la potenza teorica della scuola austriaca: anche nelle sue versioni più recenti, come nel caso di Huerta de Soto e dei suoi allievi.
In fondo, questa centralità del pensiero teorico e dei volumi non è del tutto sorprendente. Larga parte del Novecento è stata segnata dall’azione di classi politiche si pensi ai regimi marxisti che basavano la loro azione su filosofi ed economisti. Nel caso di Milei, però, la biblioteca che egli vuole incarnare non esalta la presunta superiore razionalità dei politici e dei burocrati, ma al contrario punta a restituire alla società la piena libertà di organizzarsi da sé, sulla base di elementari regole giuridiche.
Questo politico che regala libri non pensa di avere trovato in questo o quell’autore la giustificazione a gestire dall’alto la vita degli altri. Al contrario, egli ritiene che chiunque (incluso il Pontefice) debba farsi sempre più consapevole dei limiti di un’azione governativa che si crede razionale e che, nei fatti, moltiplica il caos e la conflittualità.
Non resta allora che augurare a Leone XIV una buona lettura: sono testi che meritano attenzione, soprattutto quando si ha a cuore la dignità, la libertà e la prosperità degli esseri umani.