Tre ragioni per dire sì alla Flat Tax. Intervista ad Alberto Mingardi

Alberto Mingardi smonta alcune obiezioni alla flat tax e indica tre buoni motivi per introdurla

22 Agosto 2022

Atlantico Quotidiano

Argomenti / Politiche pubbliche

Quale coalizione offre maggiori garanzie di difesa delle nostre libertà. I falsi miti e i vantaggi della flat tax. Il cortocircuito sulla transizione green di una parte rilevante del mondo politico e intellettuale. Di questi temi abbiamo parlato con Alberto Mingardi, tra i fondatori e direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni, professore associato all’università IULM di Milano e segretario della Mont Pelerin Society.

WILLIAM ZANELLATO: Professor Mingardi, le coalizioni politiche sono ben definite. Stante lo stato poco brillante delle libertà economiche e della proprietà privata in Italia, qual è a suo avviso la coalizione che, visti i programmi, offre più garanzie se non altro di evitare un ulteriore peggioramento?

ALBERTO MINGARDI: Nel 2006 l’Unione di Prodi produsse un programma elettorale di 281 pagine. Era eccessivo e persino ridicolo nell’offrire tanti dettagli ma credo sia stata l’ultima volta in cui si è presentato davvero un programma elettorale.

I partiti hanno preso l’abitudine di mettere assieme alcuni punti vaghissimi, praticamente delle slides a bullet point, nella duplice consapevolezza che gli elettori i programmi non li leggono e che i loro piani saranno con tutta probabilità sconvolti dalle circostanze.

Quindi da una parte si collezionano punti che sono letteralmente dettati da specifici gruppi d’interesse (così questa o quella “conf” è lieta di dare la propria benedizione, e lo stesso vale ovviamente per questo o quel sindacato) e dall’altra si lanciano macro-slogan. Conta dunque, come ha scritto di recente Angelo Panebianco, soprattutto il valore segnaletico delle promesse: dico “flat tax” e l’elettore capisce che magari non le taglio, ma almeno non aumenterò le tasse.

Da questo punto di vista, mi sembra abbastanza evidente che il centrosinistra si propone agli elettori con un impianto solidamente dirigista. A Enrico Letta, che è un moderato e una persona di buon senso, è toccato in sorte essere a capo del Pd più “a sinistra” da che è iniziata la storia di quel partito.

Centrodestra e Terzo Polo hanno entrambi alcune proposte “rassicuranti”, da un punto di vista liberale, e altre meno. Il Terzo Polo (che ha senz’altro presentato il programma più strutturato) propone, fra le altre cose, una forte semplificazione del sistema fiscale e una serie di idee per la scuola, tema Cenerentola ma importantissimo, fra cui anche ampliare gli spazi della libertà educativa.

Scorrendo il programma del centrodestra, mi sembra abbia moderato alcune sue proposte, come l’abolizione della Legge Fornero che sarebbe disastrosa, e diventa invece la più condivisibile “flessibilità in uscita” dal mondo del lavoro. La parola d’ordine che domina sui giornali è quella della flat tax ma il programma di coalizione mi sembra non prevedere iniziative organiche di riforma fiscale, quanto, di nuovo, una serie di interventi disorganici.

Secondo tutti i sondaggi, le elezioni le vincerà il centrodestra, l’unica incognita è con quanto distacco sul secondo arrivato. Su alcuni temi i suoi leader danno segnali rassicuranti: per esempio sulle iniziative in caso di aumento dei contagi Covid.

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