Stagnaro: «Nadef, poca spinta per la crescita»

Il direttore Ricerche IBL: «Le fibrillazioni del mercato segnalano un problema serio»

3 Ottobre 2023

Il Riformista

Argomenti / Politiche pubbliche

La Nadef del governo Meloni non può essere di certo accusata di imprudenza per quanto riguarda i conti, ma per Carlo Stagnaro sono diverse le insidie all’orizzonte. Il direttore Ricerche IBL ci ha affidato la preoccupazione per le fibrillazioni del mercato, tracciando la rotta da seguire dalla spinta per la crescita alle privatizzazioni.

Dal governo rivendicano una Nadef oculata, in equilibrio tra la disciplina di Bilancio e il sostegno al potere d’acquisto delle famiglie. Qual è il suo giudizio?
«Le parole della Nadef sono senz’altro oculate: il Mef ribadisce in ogni pagina che l’atteggiamento del governo è ispirato alla prudenza. Tuttavia, i numeri dicono altro: nel 2024 il deficit cresce dal 3,6% dello scenario tendenziale al 4,3% di quello programmatico, nel 2025 dal 3,4% al 3,6%, e solo nel 2025 scende al di sotto del 3% (2,9% contro 3,1%). In pratica, l’aggiustamento del bilancio pubblico viene rimandato all’ultimo anno di legislatura. Inoltre la situazione potrebbe essere ancora peggiore, visto che queste stime incorporano una aspettativa piuttosto alta sulla crescita e addirittura un punto di Pil di proventi dalle privatizzazioni. Ciascuno giudichi quanto credibili siano questi impegni».

La Nota di aggiornamento al Def è indubbiamente prudente. Ma quale effetto potrà avere sulla crescita dell’Italia?
«A sentire i tecnici del Tesoro, la politica economica del governo dovrebbe produrre un effetto positivo sulla crescita pari ad almeno 0,4 punti nel 2024. In gran parte questo effetto è attribuito ai tagli fiscali, cioè prevalentemente alla conferma della riduzione del cuneo fiscale. Sicuramente questo non fa male, ma è difficile pensare che possa dare una spinta tanto significativa in un periodo così incerto».

Con le cifre che stanno circolando saranno ben pochi gli interventi che si potranno mettere in campo. L’esecutivo a quali misure dovrebbe destinare assoluta priorità?
«Anziché concentrarsi sulle cose da fare, in questo momento il governo farebbe meglio a concentrarsi su quelle da non fare. Per esempio, pur promettendo privatizzazioni la Nadef esplicita ciò che è sotto gli occhi di tutti, cioè che proseguirà il piano per la nazionalizzazione della rete Tim. Questa fa seguito ad altri interventi analoghi: Ilva e Autostrade sono solo due esempi di imprese tornate nell’orbita pubblica. A Via XX Settembre farebbero bene a spostare l’interruttore dal tasto nazionalizzazioni a quello privatizzazioni come dice la Nadef, ma per ora stanno facendo il contrario. Il primo vero test sarà Mps».

L’andamento del debito resta alto, si parla di spread, c’è l’incognita dei mercati. Qualcuno addirittura evoca un governo tecnico. Quanto c’è da preoccuparsi?
«Non credo vi sia alcuna prospettiva realistica di un governo tecnico. Credo però che le fibrillazioni del mercato segnalino un problema serio: l’Italia ha oggi il secondo debito pubblico d’Europa rispetto al Pil dopo la Grecia, e presto conquisteremo il primo posto visto che Atene sta prendendo molto più sul serio di noi la questione del debito».

da Il Riformista, 3 ottobre 2023

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