3 Dicembre 2025
Il Tempo
Carlo Lottieri
Direttore del dipartimento di Teoria politica
Argomenti / Teoria e scienze sociali
Quando mosse i primi passi, dopo la Seconda guerra mondiale, la comunità europea intendeva aprire i mercati nazionali e offrire una prospettiva di pace al Vecchio Continente. Molta acqua è passata sotto i ponti se ora l’Unione europea è sempre di più un sistema di potere elitario, prigioniero di logiche parassitarie e woke, che usa le risorse dei contribuenti per obiettivi spesso in conflitto con i valori degli europei stessi.
L’ultimo episodio riguarda la decisione della Commissione Ue di negare l’accesso ai fondi alla Fafce, la federazione delle associazioni familiari cattoliche. La motivazione alla base di questa esclusione è nel fatto che, poiché pone al centro la famiglia basata su madre e padre, questa realtà cattolica violerebbe i principi di uguaglianza (non prestando la stessa attenzione alle famiglie non convenzionali). L’ideologia del nuovo squadrismo marcato Ue è ben nota: avere convinzioni non progressiste “violerebbe” la dignità di quanti hanno idee diverse. Siamo vicini al momento in cui essere credenti sarà ritenuto offensivo per gli atei, essere libertari offenderà gli statalisti, e via dicendo.
Ormai è chiaro che ormai l’Unione europea è un progetto di unificazione politica e accentramento del potere che è stato catturato da una piccola élite essenzialmente post-marxista. Basti vedere i programmi Horizon, con i quali gli eurocrati indirizzano gli studi degli universitari, per scoprire che il lessico politicamente corretto pervade ogni bando, chiedendo a quanti vogliono fare carriera e realizzare ricerche di chinare il capo e cantare nel coro.
Le formule-chiave sono sempre le solite: «Contrasto ai cambiamenti climatici», «energie rinnovabili», «infrastrutture verdi», e poi «biodiversità», «inclusione», «economia circolare» e via sproloquiando. Ci sono stati bandi chiusi nel 2024 che erano stati predisposti per ricerche su populismo, disinformazione, estremismo e via dicendo. In sostanza, gli elettori di Orban e della Le Pen sono stati obbligati a finanziare studi che dovevano – il senso dei bandi era chiaro – mostrare il degrado di questa parte della società europea.
Una simile Europa elitaria e intollerante, che non ci lascia in pace con le nostre convinzioni e vuole sottrarci da quella che reputa essere una condizione subumana, va rovesciata come un calzino. Non c’è alcun motivo che tutti noi si sia tassati per poi andare a implorare qualche misero fondo a un apparato che si reputa autorizzato a mettere in discussione le nostre opinioni in tema di famiglia, vita, ambiente e società.
È allora giunto il tempo di ragionare sull’ipotesi di una confederazione che non imponga direttive e il cui bilancio sia ridotto all’osso. Se l’Europa si preoccupasse di tutelare il libero mercato e lasciasse perdere tutto il resto, ne avremmo solo da guadagnare.