Se il conflitto dissolve l'ideologia

La guerra in Ucraina, con le sue implicazioni economiche, sta riportando con i piedi per terra molti demagoghi

14 Marzo 2022

Il Giornale

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Diritto e Regolamentazione Politiche pubbliche

La triste realtà dell’invasione russa dell’Ucraina, con le sue implicazioni anche economiche, sta un po’ alla volta riportando con i piedi per terra molti demagoghi, insieme ai fantasiosi teorici di quel mondo che avrebbe dovuto decrescere felicemente. L’ultimo ad aprire gli occhi pare sia il ministro per l’Agricoltura Stefano Patuanelli (dei Cinquestelle), che ha proposto di aprire all’importazione di prodotti Ogm per l’allevamento. Il motivo non sembra essere una diversa comprensione delle nuove biotecnologie, ma semplicemente il fatto che il costo dei mangimi è cresciuto in modo esponenziale.

Non è il primo episodio del genere. Da varie settimane, infatti, si parla ormai senza problemi di ritornare al nucleare e addirittura di utilizzare a pieno regime pure le centrali a carbone, dato che la prospettiva di altre centinaia di migliaia di disoccupati (per assenza di energia) è da scongiurarsi; per non parlare dei rincari che colpiscono ogni famiglia.

In sostanza, stiamo toccando con mano come la politica dei grandi proclami e dei buoni sentimenti sia stata segnata in tutti questi anni dall’incapacità a valutare i pro e i contro, i benefici e i costi. Nella retorica mielosa dei predicatori «in stile Greta», e nell’opportunismo di quanti in questi anni si sono inginocchiati davanti a loro, la scelta è molto semplice: tra il bene e il male. Come ebbe a rilevare Kenneth Minogue, nelle democrazie contemporanee si pretende che ognuno abbia un’opinione su tutto, anche se non sa quasi nulla. A quel punto, all’interdetto cittadino viene quindi prospettata un’opzione elementare tra il giusto (per esempio, le rinnovabili) e l’ingiusto (per esempio, gli idrocarburi), ignorando qualsivoglia considerazione sulle implicazioni.

D’altra parte, l’Europa non sta forse pianificando la «rottamazione» (impossibilità ad affittare e a vendere) di tutte le abitazioni che non rispondono agli ultimi criteri in tema di consumo energetico e quindi di immissione di anidride carbonica? Speriamo che anche su quel tema i salottieri pianificatori del nostro domani si ravvedano.

È anche chiaro che quella stessa umanità che riteneva di essere sull’orlo del precipizio a causa del cambiamento climatico ora sembra pronta ad accogliere valutazioni più equilibrate. Quando la gente muore e si fa pure concreto il rischio di non avere l’energia per scaldare la casa e far funzionare le aziende, le priorità tornano a essere dettate dai fatti.

A quel punto, le chiacchiere stanno a zero.

da Il Giornale, 14 marzo 2022

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