Rivoluzione fiscale in più tappe

Meno tasse senza trucchi: tagliare spesa e sussidi per liberare imprese e cittadini dal controllo politico

15 Dicembre 2025

Il Tempo

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Teoria e scienze sociali

La strategia anti-tasse delineata dal direttore Daniele Capezzone nel suo fondo di ieri rappresenta un’indicazione che il centrodestra non deve ignorare: se si vogliono offrire opportunità all’Italia dei prossimi anni, è urgente che si delinei un coraggioso progetto di liberazione dall’apparato politico-burocratico che sappia unire visione e concretezza, principi liberali e realismo politico.

Proprio in questa prospettiva l’attuale maggioranza dovrebbe impegnarsi – nella sua battaglia volta a ridurre la pressione fiscale – affinché s’indeboliscano quelle logiche oggi schierate a protezione dello status quo che sono in sintonia con il mainstream di sinistra, ma che purtroppo spesso trovano sponda anche nel mondo moderato. Un esempio può illustrare il punto.

L’universo produttivo ha bisogno di meno imposte. Per raggiungere questo risultato, però, è necessario tagliare le spese e in generale eliminare quell’intreccio che connette la politica e molte rappresentanze di settore. In tal senso un abbattimento delle imposte sulle aziende dovrebbe essere accompagnato dalla cancellazione di quegli interventi dirigisti che includono regimi fiscali agevolati, finanziamenti più o meno discrezionali, fondi di garanzia, insieme ad aiuti per l’export e altri oneri sostenuti per tenere in vita strutture pubbliche teoricamente pro-business, ma nei fatti ben poco produttive.

Eliminare le agevolazioni, e oltre a ciò i finanziamenti ai privati e i bilanci delle agenzie parastatali del settore, permetterebbe non soltanto di realizzare tagli rilevanti e «orizzontali» alle imposte, ma anche di abbandonare l’assurda presunzione di una politica che con la scusa di orientare lo sviluppo esercita un controllo rilevante sulle imprese private.

Quanto detto in merito al prelievo sulle aziende dovrebbe poi essere esteso ad altri ambiti. Per ogni area dell’intervento pubblico è necessario che si delinei un percorso che affranchi la società dal costante salasso che subisce e che al contempo ridia autonomia d’azione e responsabilità a ognuno di noi.

In campo sanitario, così, si dovrebbero studiare forme di exit dal regime pubblico. Se oggi si offrisse a ogni cittadino la possibilità di rinunciare alle cure pubbliche (versando comunque il 30% di quanto ora paga per la sanità e risparmiando il 70%, con il quale acquistare una polizza assicurativa), penso che molti coglierebbero questa opportunità.

E analoghe strategie andrebbero elaborate per tutto il welfare (dalla previdenza alla scuola), che rappresenta una quota significativa dell’intero bilancio statale. Servono allora molta Thatcher e anche Milei, insieme a una buona dose di Machiavelli: perché una battaglia di questo tipo, tra le altre cose, taglierebbe l’erba sotto i piedi ai fautori dello statalismo progressista e dei loro alleati.

oggi, 15 Dicembre 2025, il debito pubblico italiano ammonta a il debito pubblico oggi
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