La proposta della Commissione europea di “Chat control”, un meccanismo di scansione automatica dei contenuti online, inclusi quelli crittografati per contrastare la diffusione di materiale di abuso sessuale sui minori, rischia di mancare l’obiettivo, creando però serie minacce alla libertà di espressione e alla privacy delle persone.
L’attuale proposta di chat control per come si rappresenta oggi, rappresenta una sfida cruciale. Pur perseguendo un obiettivo condivisibile, l’approccio basato sulla sorveglianza indiscriminata sembra incompatibile con i principi di necessità e proporzionalità del diritto europeo, violando tra le altre cose la riservatezza delle comunicazioni e il GDPR, e generando potenziali forme di auto-censura da parte delle persone, intimorite dal rischio di essere intercettate. In questo quadro, è essenziale ricordare che la riservatezza della corrispondenza anche digitale è una condizione preliminare per l’esercizio di molti diritti fondamentali, ed è parte integrante della dignità umana.
Per queste ragioni, è positivo che il voto originariamente previsto il 14 ottobre sia slittato, consentendo un maggiore approfondimento e un esame più attento delle critiche e dei rischi della proposta. È infatti necessario riflettere sulla questione nell’ottica di preservare un Internet libero, sicuro, democratico e capace di promuovere l’innovazione.