BP 32. Perché e come liberalizzare il mercato dei taxi

Paragonando la situazione italiana e quella di altri Paesi occidentali, si nota come la chiusura del mercato, giustificata sulla base di una pretesa tutela dei consumatori, crei in realtà un danno proprio a consumatori e aspiranti tassisti.


21 Agosto 2006

Argomenti / Diritto e Regolamentazione , Politiche pubbliche

Mauro Gilli

Daniele Sfregola

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Paragonando la situazione italiana e quella di altri Paesi occidentali, questo studio evidenzia come la chiusura del mercato prodotta dalla concessione di licenze, immancabilmente giustificata sulla base di una pretesa tutela dei consumatori, crei in realtà un danno proprio a consumatori e aspiranti tassisti. La conclusione è che per riformare l’Italia non bastano le buone intenzioni, specie in assenza di maggioranze autenticamente liberali e determinate a resistere anche di fronte a corporazioni chiassose e arroganti e suggerisce l’opportunità di adottare la proposta di regalare una seconda licenza agli attuali detentori.

Un raffronto con la situazione di altri Paesi permette di constatare come sia possibile aprire il mercato dei taxi, garantendo risultati ottimali per l’utenza e per gli stessi operatori. Le forti resistenze dei tassisti sono un esempio dell’asimmetria tra interessi diffusi di una stragrande maggioranza di individui difficilmente organizzabili e l’interesse particolare di un limitato gruppo di persone perfettamente organizzato e mediaticamente chiassoso. È necessario che la liberalizzazione del mercato dei taxi sappia costruire concorrenza mediando fra contrapposti interessi. La proposta dell’IBL di assegnare una licenza aggiuntiva a chi ne possegga già una va proprio in questa direzione.

BP 32. Perché e come liberalizzare il mercato dei taxi

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