Primo ospedale ai privati, test in Liguria

La separazione tra proprietà (pubblica) e gestione (privata) rappresenta un interessante esperimento

9 Febbraio 2023

Il Secolo XIX

Carlo Stagnaro

Direttore Ricerche e Studi

Argomenti / Politiche pubbliche

Con la firma di oggi a Bordighera, si apre – se non una porta – almeno uno spiraglio di cambiamento per la sanità ligure. A partire dalla seconda metà di quest’anno, il gruppo privato GVM Care & Research assumerà la gestione dell’Ospedale Saint Charles, la cui proprietà resterà pubblica. Obiettivo dell’operazione è perseguire una maggiore efficienza: da un lato tenere sotto controllo la spesa, dall’altro migliorare la qualità e ampliare il volume dei servizi offerti (inclusa la trasformazione del punto di primo intervento in pronto soccorso). In altre parole, esaltare (anziché indebolire) la natura pubblica del servizio sanitario nazionale, canalizzando anche la finanza e le competenze dei privati all’interno di un sistema il cui obiettivo è consentire a tutti di accedere tempestivamente a cure di qualità. Funzionerà?

Dipende, più che dal privato, dal modo in cui il pubblico saprà calarsi nel ruolo di regolatore, cioè a esigere il rispetto dei termini del contratto di servizio e, al tempo stesso, evitare di “strozzare” il gestore con richieste insostenibili. L’analisi sui livelli essenziali di assistenza nelle regioni italiane suggerisce che non esiste un modello univocamente superiore all’altro. Vi sono regioni con una buona sanità in mani robustamente pubbliche (Toscana, Emilia Romagna, Veneto) e altre in cui il pubblico funziona al singhiozzo (Calabria, Sardegna). Vi sono regioni in cui i privati hanno ampio spazio e buona performance (Lombardia, Lazio) e altre in cui il loro contributo non è risolutivo (Sicilia, Campania). E’ anche vero che, in loro assenza, le cose potrebbero andare ancora peggio. Basta guardare agli enormi problemi sollevati in Sicilia dalla sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa (equivalente al Consiglio di Stato), che ha bocciato l’accreditamento dell’Istituto Clinico Catanese di Misterbianco. Settecento pazienti sono rimasti senza cure già programmate e altre migliaia dovranno cercare assistenza in altre regioni oppure rinunciarvi.

Da un’analisi dei bilanci delle aziende ospedaliere in Lombardia e Lazio, realizzata con Paolo Belardinelli e pubblicata su lavoce.info, emerge che in queste regioni la componente privata è un tassello essenziale del sistema. Infatti, le strutture pubbliche in Lombardia chiudono il bilancio in pareggio ma godono di un’iniezione di risorse non spiegate dalle prestazioni offerte pari a circa un quinto dei loro ricavi, mentre nel Lazio segnalano perdite attorno al 18 per cento (oltre a trasferimenti slegati dalle prestazioni di poco inferiori al 5 per cento). Senza il privato, la sanità lombarda e laziale costerebbe probabilmente di più.

Il disegno della sanità regionale è particolarmente delicato alla luce di tre tendenze in atto. In primo luogo, l’invecchiamento della popolazione e la necessità di cure sempre più personalizzate stanno cambiando il volto, gli obiettivi e il funzionamento dei sistemi sanitari, con costi crescenti. Secondariamente, la scarsità delle risorse rende l’efficienza un parametro non più eludibile. Da questo punto di vista la coesistenza di operatori pubblici e privati è uno stimolo essenziale (tanto più che il pubblico è sottratto al rischio di fallimento e, dunque, ha pochi incentivi impliciti all’economicità della gestione). Infine, il Pnrr mette importanti risorse a disposizione della sanità, ma queste si riferiscono a investimenti addizionali (come la realizzazione delle case della salute): farli funzionare e contestualmente mantenere il flusso delle prestazioni dipende dalla capacità delle regioni di trovare soluzioni nuove e originali.

La separazione tra proprietà (pubblica) e gestione (privata) è un interessante esperimento con cui il presidente Giovanni Toti e l’assessore Angelo Gratarola sperano di dare una sterzata a un sistema che ancora ha dei seri problemi: nel 2021 la migrazione dei pazienti liguri verso altre regioni è costata oltre 60 milioni di euro. In questo contesto, trovare il modo per incrementare quantità e qualità dell’offerta nel rispetto del vincolo di bilancio è la più importante sfida che il governo regionale deve affrontare. Per farlo deve imparare a disciplinare il mercato con rigore ed equilibrio, cercando di stimolare una sana concorrenza e tutelando, anzi promuovendo, l’eguale accesso alle cure. La governance della sanità è pubblica e non è in discussione. Il privato può contribuire direttamente (offrendo le prestazioni) e indirettamente (stimolando il pubblico a fare meglio). Quello di Bordighera è un test importante per la Liguria: se andrà bene, potrebbe essere un modello da replicare.

da Il Secolo XIX, 9 febbraio 2023

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