Ponte Morandi: vince il buon senso, restano i dubbi su tempi e ricorsi

Marco Bucci è il nuovo Commissario per la ricostruzione. Dal grande potere che gli è stato affidato, deriverà una grande responsabilità

5 Ottobre 2018

Il Secolo XIX

Carlo Stagnaro

Direttore Ricerche e Studi

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Un grande in bocca al lupo a Marco Bucci, il nuovo Commissario per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera. Ne avrà bisogno perché il compito che lo attende è improbo: <la demolizione, la rimozione, lo smaltimento e il conferimento in discarica dei materiali di risulta, nonché la progettazione, l’affidamento e la ricostruzione dell’infrastruttura e il ripristino del connesso sistema viario».

Dovrà inoltre coordinare l’erogazione dei (pochi) aiuti a sostegno del tessuto produttivo genovese. Come era prevedibile, la scelta coagula un largo consenso, e fa finalmente tirare a Genova un sospiro di sollievo e di speranza. Bucci è consapevole degli ostacoli che si alzano davanti e attorno a lui. Il più pressante è il fattore tempo, che solo in minima parte potrà controllare, e che si presenta in varie declinazioni.

Anzitutto quella del tempo perso: la nomina arriva 50 giorni dopo la tragedia, occupati da un assurdo balletto politico. Secondariamente, la giornata di Bucci – come la nostra – ha 24 ore, ma lui dovrà scapicollarsi tra tre ruoli tutti totalizzanti (Commissario, Sindaco del Comune e Sindaco della Città metropolitana). La vicinanza al territorio è sia un vantaggio sia un limite. Infatti, il principale contraltare di Mister Marco (il Commissario) sarà il Dottor Bucci (il Sindaco). È fisiologico che tra il vertice dell’amministrazione comunale e il responsabile della ricostruzione si instauri una dialettica: l’uno è il terminale di molti interessi legittimi, tra cui l’altro deve in qualche modo trovare un equilibrio evitando di farsi “catturare”. Dal tipo di convivenza che si creerà in casa Bucci dipenderà molta dell’efficacia dell’azione del Commissario.

Infine, la durata dei lavori è legata ai tempi autorizzativi e soprattutto alla selva di ricorsi che inevitabilmente arriveranno. Del resto, alcune scelte del Decreto sembrano fatte apposta per dar da fare agli avvocati. Si pensi all’esclusione dagli appalti di tutti i concessionari autostradali: una decisione incomprensibile, visto che tiene fuori alcuni tra i soggetti maggiormente qualificati.

Proprio per questo, Bucci dovrà far passare al microscopio ogni atto, a tutela di se stesso e della città. La discrezionalità senza precedenti che gli viene riconosciuta – «opera in deroga a ogni disposizione di legge extrapenale», tranne non meglio precisati «vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Unione europea» – è un elemento di rischio e incertezza. Forse può servirgli a sveltire alcuni passaggi, ma carica sulle sue spalle una responsabilità sconfinata. Nello scegliere lo staff e i subcommissari, allora, Bucci dovrà dotarsi di forti e fidate competenze in materia di diritto amministrativo e appalti.

Il destino che il sindaco ha accettato con generosità nessuno di noi lo augurerebbe al suo peggior nemico. In questa prima fase, merita quindi il supporto pieno e incondizionato dei genovesi. Ma nessun pasto – neppure uno tanto amaro – è gratis. La discrezionalità che la legge gli assegna può reggere solo se ogni scelta sarà spiegata e giustificata. Per conservare la fiducia a cui oggi ha diritto, il prezzo che Bucci dovrà pagare è quello della trasparenza.

Da Il Secolo XIX, 5 ottobre 2018

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