3 Marzo 2023
La Provincia
Carlo Lottieri
Direttore del dipartimento di Teoria politica
Argomenti / Politiche pubbliche
In occasione del G20 organizzato in India, Christine Lagarde ha annunciato un ulteriore aumento del tasso di interesse. Al fine di fronteggiare l’inflazione, la governatrice della Bce ha riconfermato la volontà di continuare ad alzare il costo del denaro, per riportare al più presto l’inflazione all’obiettivo del 2%. Da tempo oltre Atlantico la Fed ha imboccato questa strada e certamente la banca centrale europea non poteva stare a guardare, anche in considerazione dei disagi causati dall’aumento generale dei prezzi.
In effetti, quando il denaro è “a buon mercato” le banche commerciali moltiplicano mutui e prestiti; in tal modo, però, quello a cui s’assiste è un incremento della quantità di moneta in circolazione, che non produce immediatamente un innalzamento dei prezzi quando si è in presenza di un grande sviluppo tecnologico e di una crescita degli scambi globali (che ha permesso di trarre beneficio dalle produzioni a basso prezzo, soprattutto di provenienza asiatica). Nel momento in cui una qualche crisi come nel caso della pandemia ostacola la vita economica, i nodi però vengono al pettine.
Ora dovrebbe essere chiaro a tutti che non è più possibile contare sulle “manipolazioni” monetarie e che bisogna rimettere l’economia in carreggiata grazie a investimenti, risparmi, tasse più contenute e regole meno barocche. Il quadro generale, d’altra parte, si fa difficile e sarebbe necessario acquisire consapevolezza della situazione. La classe politica italiana dovrebbe insomma interrogarsi seriamente sul futuro: dato che il debito è altissimo e gli interessi da pagare si innalzano e sono destinati ad aumentare ancora.
Anche se il dibattito pubblico sembra ignorare l’urgenza di tali problemi, ci troviamo in una situazione scomoda, che presto obbligherà a compiere scelte difficili. Tendiamo a dimenticare di essere una società in cui le generazioni più mature hanno deciso di sacrificare i loro giovani. Negli anni scorsi abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità e abbiamo costruito un debito pubblico mostruoso, che ora assorbe una quota quanto mai significativa della spesa pubblica. Per giunta dobbiamo fare i conti con un debito pensionistico pure più inquietante, che obbligherà ad aumentare i prelievi a carico dei giovani lavoratori, anche se si deciderà di rinviare l’età della pensione e si sfrutterà l’inflazione per attribuire pensioni sempre più modeste.
Non bastasse tutto ciò, dobbiamo pure fare i conti con un grave declino demografico, considerando che secondo alcuni studi nell’arco di mezzo secolo gli italiani diminuiranno di almeno 12 milioni di unità; e questo contribuirà ad aggravare lo stato dei conti previdenziali. In tale situazione, la stretta monetaria avviata dalla Bce dovrebbe offrire l’opportunità di un doveroso ripensamento dell’assetto istituzionale ed economico che ha permesso e favorito il dissesto. Ci vorrebbero imprenditori veri e disposti a vivere sul libero mercato, studiosi controcorrente e soprattutto politici disposti a sfidare l’impopolarità, ma nessuna di queste figure è davvero presente sulla scena. Per questo, non è proprio facile essere ottimisti.
da La Provincia, 3 marzo 2023