Perché la giustizia deve essere riformata

Il ruolo dei PM è teso tra la necessità che agiscano in piena indipendenza e la pari necessità che lo facciano responsabilmente

25 Luglio 2025

La Stampa

Serena Sileoni

Argomenti / Teoria e scienze sociali

I pubblici ministeri sono sentinelle alle porte della giustizia. Dalle loro ronde, dipende la capacità di tenuta del diritto penale, e ancor più i destini delle persone, degli indagati, dei colpevoli, degli assolti, delle parti offese, le cui vite – comunque vada – saranno per sempre quanto meno influenzate dall’apertura di quelle porte.

Il loro ruolo è teso tra la necessità che agiscano in piena indipendenza e la pari necessità che lo facciano responsabilmente.

La sottrazione a ogni tipo di pressione politica e la garanzia che la giustizia tratti tutti allo stesso modo sono la base generale delle soluzioni a quella tensione adottate nei paesi democratici, che mescolano in vario grado elementi tipici di modelli ora accusatori ora inquisitori, ora obbligatori ora discrezionali nell’esercizio dell’azione penale, ora più amministrativi ora più giurisdizionali.

Guardandosi intorno, pur nella varietà delle discipline, i poteri e l’organizzazione dei PM italiani sembrano non avere uguali. In nessun altro paese essi godono – di diritto e di fatto – di uno status pari al nostro, in termini di assoluta indipendenza e limitata responsabilità. La stessa obbligatorietà dell’azione penale a cui solo sono sottoposti non è un limite, ma una copertura alla discrezionalità.

Già questo primo dato comparato dovrebbe metterci in guardia dalla retorica per cui qualsiasi tentativo di riforma dell’ordinamento giudiziario costituisca una minaccia intrinseca alla nostra democrazia.

Se si volesse ad esempio applicare con pari rigore italiano il criterio di indipendenza, dovremmo dubitare che in Francia, in Germania, negli Stati Uniti essa sia adeguata mente garantita. Nei primi due Stati, i procuratori fanno parte del potere esecutivo. Negli USA, la loro modalità di nomina e persino di elezione li espone a una responsabilità diffusa, ma anche a possibili pressioni politiche.

Eppure, proprio in Francia e negli States essere sottoposti al potere esecutivo o al giudizio politico non ha determinato di per sé una politicizzazione dell’ufficio del pubblico ministero che ne compromettesse l’indipendenza dal potere politico. Lo dimostra l’indagine McKinsey durante il mandato presidenziale di Macron e le diverse indagini a carico di Donald Trump.

Questi esempi aiutano a comprendere che le modalità con cui è organizzata la carriera del pubblico ministero sono variabili importanti del funzionamento della giustizia penale, ma chiaramente non le uniche, innestandosi in un delicato meccanismo in cui sono molte a determinare il risultato di una buona giustizia.

Tre, su tutte: un sistema politico in cui al rispetto per il ruolo della magistratura corrisponde un accorto uso dell’obbligatorietà dell’azione penale e degli strumenti processuali, a partire dalle misure cautelari; un sistema mediatico che, nel raccontare le vicende giudiziarie, voglia distinguere gli indizi dalle prove, i fatti rilevanti dai pettegolezzi, le indagini dal processo; una legislazione penale che si attenga ai principi di un diritto penale liberale, a partire dalla tassatività, dalla colpevolezza e dalla continenza nella invenzione di nuovi reati, pene e sanzioni.

Per questo, ad esempio, meriterebbe una seria riflessione la proposta da poco formulata dalle pagine del Sole 24 Ore del vice presidente emerito della Corte costituzionale Nicolò Zanon e del professor Vittorio Manes: introdurre in Costituzione la previsione di maggioranze qualificate per l’adozione di ogni nuova legge penale. Sarebbe una riforma molto lontana dagli orientamenti di questo governo, che mentre portava avanti la separazione delle carriere – si impegnava in quell’esercizio di panpenalismo che è il decreto sicurezza.

La riforma della magistratura è stato un passo opportuno. Ma non può certo dirsi l’unico e ultimo da compiere.

oggi, 26 Luglio 2025, il debito pubblico italiano ammonta a il debito pubblico oggi
0
    0
    Il tuo carrello
    Il tuo carrello è vuotoTorna al negozio
    Istituto Bruno Leoni