Paritarie: è strage

«Quest'anno 4.000 chiuderanno E allo Stato costerà 2,4 miliardi». Intervista ad Anna Monia Alfieri

31 Agosto 2020

La Verità

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Ad aprile ha creato il sito Noisiamoinvisibili.it, una sorta di Spoon River delle paritarie affossate dal Covid-19 e «dal ministro dell’Istruzione che non conosce il mondo della scuola. È una ragazza con poche competenze», così suor Anna Monia Alfieri, religiosa delle Marcelline, definisce Lucia Azzolina. Laureata in giurisprudenza e in economia, 45 anni, originaria di Nardò (Lecce), la Alfieri da anni vive a Milano dove organizza corsi in alta formazione alla Cattolica. In audizione alla Commissione bilancio della Camera ha rappresentato le istanze di Cism e Usmi, le Conferenze dei religiosi che gestiscono la maggior parte delle scuole pubbliche paritarie cattoliche nel Paese.

Ha promosso anche un flash mob davanti a Montecitorio e la mobilitazione Noisiamoinvisibiliaquestogoverno del maggio scorso
«Sono solo alcune delle battaglie che combattiamo da anni, nell’indifferenza politica. Dopo il “rumore costruttivo” dello sciopero virtuale delle paritarie, qualche cosa ha cominciato a cambiare, sono stati stanziati i primi 150 milioni di euro».

Non bastano a impedire la chiusura di molti istituti
«A inizio lockdown abbiamo lanciato l’allarme, con lettere e documenti al premier Conte e al ministro Azzolina, dicendo: stiamo attenti perché le oltre 12.000 scuole paritarie, dall’infanzia alle superiori, frequentate da quasi 9oo.000 alunni, rischiano di chiudere. C’è già stata una moria, di quelle diciamo “poverelle” che hanno applicato una retta per l’infanzia di 3.50o euro e che negli anni si sono fortemente indebitate».

Perché sono malmesse?
«Lo Stato destina alle paritarie una media di 752 euro l’anno per alunno, tra contributo ministeriale e detrazione Irpef, mentre il costo medio per ciascuno dei 7,5 milioni di studenti che frequentano le 40.749 sedi scolastiche statali è di 6.000 euro. Le “nostre” scuole, dunque, fanno risparmiare allo Stato 6 miliardi di euro. Ma quelle in periferia, quelle piccoline, soprattutto scuole per l’infanzia e istituti superiori, non ce fanno più a reggere i costi perché non riescono a pagare le tasse e le rette non le sostengono: la capacità di spesa della famiglia si è ridotta del 5%. Insieme all’Istituto Bruno Leoni, con il quale collaboro, abbiamo calcolato che nell’anno scolastico 2020-2021 il 3o% di questi presìdi, circa 4.000 scuole paritarie, chiuderanno per non riaprire più».

Avete quantificato il danno economico per lo Stato?
«Scaricando sulla scuola statale più di 260.00o nuovi iscritti, provenienti da paritarie sparite dal sistema scolastico, il costo aggiuntivo stimato per i cittadini è pari a 2,4 miliardi di euro».

Sul sito avete censito 96 scuole che hanno già interrotto il servizio, con 3.833 studenti costretti a «migrare»
«È solo l’inizio, purtroppo, con un costo aggiuntivo di 32,5 milioni di euro per ricollocare questi quasi 4.000 ragazzi. Ed è un danno enorme per il tessuto sociale. Abbiamo considerato alcune delle realtà più emblematiche, dal Nord al Sud, dove nelle vicinanze mancano altre scuole dell’infanzia, paritarie, statali o con posti disponibili, quindi adesso le famiglie non sanno dove mandare i figli. Molte donne perderanno il lavoro. Gli istituti che non ce l’hanno fatta sono molti di più, ma per vergogna non lo dichiarano».

Le altre scuole paritarie?
«Quelle con rette annue di 5.000 o 5.500 euro in linea con i costi standard di sostenibilità, tra mille sacrifici riusciranno a sopravvivere. Le altre, da oltre 8.00o euro di retta, non hanno problemi. Quindi la politica del ministero dell’Istruzione sta facendo una discriminazione economica, danneggiando i poveri in favore dei ricchi. L’abbiamo visto anche con la didattica a distanza: non è stato garantito il diritto allo studio a 1,6 milioni di alunni privi di dispositivi tecnologici e della possibilità di connettersi alla Rete. Per non parlare dell’atteggiamento verso i disabili, 300.000 costretti all’isolamento didattico oltre che assistenziale».

Le vostre strutture risolverebbero il problema del sovraffollamento delle aule nelle scuole pubbliche statali, conseguenza delle misure anti Covid
«Da marzo lo stiamo proponendo, visto che non ci sono gli spazi necessari per la messa in sicurezza sanitaria di 7,5 milioni di studenti. Solo il 26 giugno il ministro Azzolina, in diretta con il premier Conte, ha detto con nonchalance che per il 15% degli alunni non c’è posto nella scuola statale. Quindi 1.139.889 ragazzi devono essere ricollocati al di fuori degli istituti scolastici».

L’idea era quella di riadattare 3.000 edifici
«Una follia, invece di pensare a una collaborazione con le paritarie. Al ministro servono io miliardi di euro non si capisce da dove possano saltare fuori visto che agiamo con scostamento di bilancio per realizzare quanto promette. Una cifra stratosferica che comunque lascia a casa studenti e non fa assumere insegnanti».

Che cosa doveva fare il Miur?
«Quello che si è messo a punto in Europa: patti educativi tra scuola statale e scuola paritaria. Serviva un censimento del fabbisogno di aule, di studenti e insegnanti, quindi in base alla disponibilità delle paritarie affittare le aule che servono così da permettere a tutti i ragazzi di tornare a scuola tra due settimane. Il Covid è stato una disgrazia ma il governo non ha dimostrato di saper gestire l’emergenza scuola».

Nel decreto Rilancio alla fine si è arrivati a 300 milioni di euro per le paritarie
«Fanno 200 euro a bambino, comunque è un inizio: la somma inizialmente prevista era pari a zero. Una decina di giorni fa, una nota ministeriale ha finalmente ricordato che la paritaria è pubblica come quella statale, perciò il ministro Azzolina deve prima di tutto avviare la detraibilità integrale del costo delle rette versate dalle famiglie in tempi di Covid-19. Non sono soldi che lo Stato deve sborsare. Poi destini al15% di allievi che non potranno accedere alle statali una quota capitaria, che abbia come tetto massimo il costo standard di sostenibilità, perché possano scegliere liberamente le paritarie che dimostrano di avere aule, spazi e docenti».

Come pensa che agirà l’Azzolina?
«Sul ministro conto poco, rifiuta tutto e non ascolta. Mi aspetto che Giuseppe Conte prenda in mano la situazione. Oggi il presidente del Consiglio può decidere di rimanere nella storia italiana come colui che ha innescato un circolo virtuoso tra pubblico e privato, garantendo il diritto all’istruzione per tutti, libero e gratuito, o gli rimarrà ascritto per sempre che per pura ideologia ha lasciato iniquo il sistema scolastico. Deve scegliere lui da che parte stare e siccome siano prossimi alle elezioni regionali, i cittadini devono aprire gli occhi».

Da La Verità, 31 agosto 2020

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