Ok al taglio Irpef ma occorre maggiore equità

Ora il taglio delle tasse del ceto medio è al centro dell'agenda politica, ma come si può fattivamente raggiungere?

12 Giugno 2025

L’Altravoce

Nicola Rossi

Argomenti / Politiche pubbliche

II taglio delle tasse sul ceto medio è diventato il tema del giorno, balzato al primo posto dell’agenda politica e anche delle divisioni fra i partiti della maggioranza. Ma ci sono i margini per un intervento sull’Irpef? «Piccoli margini ci sono già oggi – risponde Nicola Rossi, ex consigliere economico di Palazzo Chigi ai tempi del governo D’Alema e oggi consigliere di amministrazione dell’Istituto Bruno Leoni – frutto del lavoro paziente ma molto determinato portato avanti negli ultimi due anni e mezzo dal Ministero dell’economia, eliminando, fra l’altro, il buco nero del superbonus. Ma, prima ancora di parlare di questo, vorrei ricordare i risultati, spesso sottovalutati, della delega fiscale».

Cioè, quali sono stati i vantaggi?

«Si tratta di interventi che, nella maggior parte dei casi, non gravano sul bilancio pubblico e che invece, hanno cambiato significativamente il paradigma dei rapporti fra fisco e contribuenti, prima caratterizzato in senso punitivo. Sono state introdotte novità significative in materia di accertamenti, di sanzioni, di semplificazione. Un lavoro oscuro ma, per certi aspetti, altrettanto importante dell’intervento sulle aliquote» .

Ci si aspettava un aumento dell’evasione fiscale…

«E, invece, c’è un recupero significativo. In parte dovuto alle nuove tecnologie e, naturalmente, questo è un aspetto indipendente dai governi. Ma, dall’altra parte, determinato anche dai nuovi rapporti fra cittadini e Stato».

Giorgetti, non ha chiuso le porte alla nuova rottamazione. Non si tratta dell’ennesimo favore a chi evade?

«Tutti la descrivono come un condono ma io ritengo si tratti di una cosa piuttosto diversa. A me sembra una conferma fatta dallo Stato stesso, della insostenibilità – anche in termini comparativi della politica sanzionatoria in vigore fino a qualche tempo fa. Una disciplina sanzionatoria, figlia di una logica punitiva, che ha prodotto solo effetti opposti a quelli che si era proposti. Oggi, in presenza di una disciplina sanzionatoria significativamente rivista, si offre ai contribuenti la possibilità di non pagare le sanzioni, già giudicate improponibili. E’ una normalizzazione dei rapporti che ha peraltro un costo e che di conseguenza non può non rispettare i vincoli di bilancio»

Però è una “normalizzazione” che ha un peso sui bilanci pubblici?

«Capisco. Ma non si dimentichi che si di una contabilità in parte “virtuale”, nei limiti in cui tiene conto di incassi che, anche per via delle sanzioni, non si possono dare per scontati. Basta guardare all’enorme magazzino dei crediti fiscali accumulati negli anni».

Questo governo ha tradito le attese di una svolta “liberale”?

«Non so se l’esecutivo avesse una stella polare “liberale”. Ma, ammesso e non concesso che sia così, la si può osservare soprattutto nella gestione della finanza pubblica, che è stata di chiaro segno liberale. Poi, certo, ci sono state molte altre cose di segno contrario sul versante della concorrenza o dell’economia di mercato. Ma, almeno sui conti dello Stato, c’è stata da parte del ministro Giorgetti molta coerenza. Premiata dal calo dello spread e dai rendimenti nelle aste dei titoli pubblici».

Per tornare al fisco, ieri l’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha segnalato il tema del fiscal drag?

«Ci sono stati periodi in cui il tema era molto serio. Oggi ha un impatto inferiore anche perché stiamo rientrando dal processo inflattivo. Piuttosto, il vero tema, sul quale occorrerebbe intervenire, è quello dell’equità orizzontale che è purtroppo ancora lontana: redditi con lo stesso ammontare hanno trattamenti diversi. Nel definire il trattamento fiscale delle partite Iva si è avuta una prospettiva di sistema? Anche in questo senso la delega fiscale è una occasione importante per evitare che si generino o si approfondiscano fratture sociali».

oggi, 14 Giugno 2025, il debito pubblico italiano ammonta a il debito pubblico oggi
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