Non c’è un pasto gratis: la morale di dieci anni di politica a debito

Quando Matteo Renzi giurò come premier il debito pubblico superava di poco i 2100 miliardi di euro


2 Aprile 2024

Il Foglio

Carlo Stagnaro

Direttore Ricerche e Studi

Argomenti / Economia e Mercato

Quando Matteo Renzi giura come primo ministro di fronte al presidente Giorgio Napolitano, il 22 febbraio 2014, il debito pubblico supera di poco i 2.100 miliardi di euro. Circa dieci anni e cinque governi dopo, alla fine di gennaio 2024, è di 2.848 miliardi, e oggi ha probabilmente superato i 2.900 miliardi. Pur tenendo conto dell’inflazione che si è manifestata nel 2022-23, come è possibile spiegare una crescita di circa il 40 per cento durante un periodo di cui molti direbbero che è stato segnato dalle “politiche di austerità”? La risposta non dipende unicamente dalle spese eccezionali (e in parte irresponsabili o eccessive) sostenute durante il periodo pandemico e poi per la crisi energetica. Infatti, nel febbraio 2020, prima del Covid, il debito già sfiorava i 2.500 miliardi.

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