Medicina, i talenti e il merito

Se gli atenei sono il luogo in cui premiare il merito, allora la riforma per l'accesso a medicina va nella giusta direzione

14 Luglio 2025

Corriere della Sera

Alberto Mingardi

Direttore Generale

Argomenti / Teoria e scienze sociali

E’ stata la Rivoluzione francese a proclamare il principio delle «carriere aperte ai talenti». È passato qualche anno ma ne siamo ancora lontani. L’accesso alle professioni resta spesso regolato da criteri che nascondono dietro a dichiarazioni di principio la tutela degli insider a spese degli outsider. Della riforma di Medicina, voluta dal ministro Anna Maria Bernini, in molti hanno sottolineato i problemi. Che riguardano questioni organizzative: come far funzionare il «semestre aperto», nel quale confluiranno tutti gli aspiranti medici, veterinari e odontoiatri, i quali studieranno chimica, biologia e fisica in attesa della selezione che avverrà successivamente e passerà per questi insegnamenti anziché per i vecchi test.

Come gestire aule e spazi è senz’altro una preoccupazione importante per rettori e staff degli atenei. Ma l’Università non è solo «real estate». Se gli atenei devono essere il luogo in cui il merito è messo in condizione di scompaginare i punti di partenza, la riforma va nella direzione giusta. Si riduce il peso della selezione ex ante, il numero chiuso non salta del tutto ma la cernita almeno avviene nel percorso su materie essenziali al prosieguo degli studi. Si sente spesso parlare di «fabbisogno» di medici, come se le università dovessero sfornarne quanti ne servono al servizio sanitario nazionale, non uno dimeno, non uno di più.

Optare per un certo corso di studi è una scelta personale, che come tutte le scelte ha i suoi rischi, non significa prenotarsi per un «posto». Il merito è, per definizione, una forma di selezione. Ma la scrematura dà esiti migliori, per tutta la società, quanti più sono i talenti che possono entrare in gioco. La riforma lascia intravedere la possibilità di cambiare logiche che sono talmente consolidate da sembrarci «naturali». In Italia, il vecchio edificio corporativo di solito resiste a tutto. Per una volta, il governo ha dato un colpo di piccone.

oggi, 15 Luglio 2025, il debito pubblico italiano ammonta a il debito pubblico oggi
0
    0
    Il tuo carrello
    Il tuo carrello è vuotoTorna al negozio
    Istituto Bruno Leoni