Ma perché i giudici devono comandare più dei politici?

Qual è il significato politico dietro al crescente potere della magistratura in Italia ma anche all'estero?

20 Ottobre 2025

Il Giornale

Nicola Porro

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Mettiamo in fila un po’ di storie della recente cronaca politica. Il decreto del Governo e le seguenti modifiche per confinare in Albania una ristretta cerchia di immigrati senza permesso di soggiorno. Il decreto di arresto di Putin deciso da una corte penale internazionale, che gli renderebbe complicato atterrare a Budapest per vedersi con Donald Trump.

Le decisioni di un bel numero di corti americane sulle politiche di “deportation”, le espulsioni, decise dall’amministrazione repubblicana. Cosa hanno in comune queste storie così apparentemente diverse? La decisione di un magistrato, di un giudice, che si oppone con la forza di una sentenza a una decisione politica che, in ultima istanza, è stata sottoposta a un processo democratico.

Ma cosa sta succedendo nel mondo occidentale?

A leggere lo stupendo I signori del diritto. Il potere più irresponsabile (IBL Libri) di Raimondo Cubeddu e Pier Giuseppe Monateri, non ci sono dubbi: chi comanda davvero è la casta dei giuristi — come li definisce, con immagine provocatoria, Monateri.

Nella sua bella introduzione Nicolò Zanon parla, in termini tecnici, di prevalenza della giurisdizione rispetto alla politica. «La giurisprudenza è divenuta realmente creatrice del diritto e le sentenze vere e proprie fonti di esso».

Peraltro, con un intrecciarsi di fonti nazionali e internazionali che rendono tutto molto più complicato. Zanon nota come spesso venga agitato il feticcio dell’indipendenza del magistrato per riaffermarne la sua insindacabilità: «Ma l’indipendenza del giudice non è, e non è mai stata, indipendenza dalla legge» — come oggi sembra che sia.

Come nota Monateri, inoltre, la figura del giudice sta mutando «da tecnico del diritto a moralista pubblico». «Questo processo si è rafforzato negli ultimi decenni sotto la spinta di due grandi correnti: da un lato, l’espansione dell’ideologia dei diritti — sempre più numerosi, indefiniti, assoluti; dall’altro, la crisi del potere politico, percepito come incapace di guidare i processi sociali.

Non è un caso che molte sentenze, negli ultimi anni — in Italia come all’estero — contengano riferimenti sempre più espliciti a valori, dignità, eguaglianza, progresso sociale».

Nelle recenti ordinanze della Procura di Milano, riguardo ai presunti illeciti edilizi, si legge: «Siamo di fronte a una dinamica puramente estrattiva, ad aspettative di rendite che generano un mercato immobiliare iniquo… massimizzare il profitto è l’unico obiettivo degli investitori». Nero su bianco.

Vorremmo capire che titolo hanno dei magistrati per permettersi di confutare logiche di mercato e massimizzazione dei profitti. Vogliono forse stabilire loro quali debbano essere gli obiettivi degli investitori? È forse un reato massimizzare il profitto? L’avidità, se mai ci fosse, è censurabile da qualche norma?

Ma la critica non si esaurisce qua. C’è molto di più nel saggio di Cubeddu e nella ricca appendice che ci riporta riflessioni di Hume, Hayek, Leoni e Menger. Non ve lo perdete, se ritenete che il giuridicismo sia una delle malattie delle società occidentali.

oggi, 16 Novembre 2025, il debito pubblico italiano ammonta a il debito pubblico oggi
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