Le polemiche di Calogero tra scuola e società

Calogero e la scuola: una battaglia laica e civile per un’istruzione libera, parte del progetto di rinnovamento dell’Italia anni ’60

3 Novembre 2025

Domenica – Il Sole 24 Ore

Michele Ciliberto

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Guido Calogero è stato senza alcun dubbio una delle più eminenti personalità della cultura italiana del Novecento. Professore prima a Firenze, poi a Pisa, infine a Roma — dove ricoprì la cattedra di filosofia teoretica —, ha scritto libri che sono ancora oggi sullo scrittoio di chi si interessa di storia della filosofia, specie di quella antica: con i Fondamenti della logica aristotelica vinse la cattedra con il sostegno di Giovanni Gentile. Ma Calogero è stato anche uno dei più autorevoli rappresentanti dell’antifascismo, il massimo teorico del liberalsocialismo, un esponente di primo piano del Partito d’Azione, e uno dei fondatori del Partito Radicale. Fu anche un brillante polemista, specie nel periodo della collaborazione a Il Mondo di Mario Pannunzio. Colpisce che di una figura di questo livello si sia affievolita la memoria, ma non è l’unico caso.

Anche di altre grandi personalità si è indebolito il ricordo, e non solo nell’ambito degli studi filosofici: penso a Federico Chabod oppure a Adolfo Omodeo. Per fortuna su Omodeo è uscito ora un importante libro di Gennaro Sasso, che ne ripropone la grandezza. Occorrerebbe interrogarsi sulle ragioni di questo silenzio ma un punto appare chiaro: è venuto il momento di ripensare il Novecento dando a figure come questa il rilievo al quale hanno diritto per l’eredità che hanno lasciato — dimenticata, rimossa, eppure viva, come questo libro che raccoglie i suoi interventi sulla scuola dimostra. È un libro prezioso, anche per i problemi che pone. È negli anni Cinquanta che Calogero interviene, sulle pagine de Il Mondo, sulla situazione della scuola italiana, con idee di forte novità e originalità. E il primo problema è proprio questo: come mai un intellettuale di tale spessore ritiene di dover intervenire su quel tema? Oggi, sarebbe inconcepibile.

La risposta sta proprio qui: negli anni Cinquanta la presenza degli intellettuali nella discussione pubblica era assai più forte di quanto non sia oggi. Erano gli stessi partiti — di massa — che in quel periodo riconoscevano agli uomini di cultura un ruolo più incisivo di quanto non avvenga oggi. E questo atteggiamento era a sua volta generato dal nesso che la politica aveva allora con la cultura — un nesso oggi completamente dissolto. Negli anni Cinquanta era ancora viva la “questione degli intellettuali”, conclusa — volendo abbozzare una periodizzazione — negli anni Ottanta.

Ma questa è solo una parte della risposta. Non deve sorprendere che Calogero intervenga sulla questione della scuola per un altro importante motivo: dagli inizi del Novecento la scuola è una delle questioni politiche più importanti, di carattere nazionale, non circoscritta agli addetti ai lavori. Basta riandare alle discussioni dei primi decenni del secolo per constatare che vi partecipano figure di primo piano della cultura italiana — incontrandosi o scontrandosi anzitutto su un tema: la questione della scuola media unica. A quelle discussioni prendono parte personalità come Salvemini, Gentile, Lombardo Radice, Mondolfo, che interviene con osservazioni di straordinaria attualità ancora oggi. La riforma Gentile del 1923 non è, in quanto tale, fascista: viene da molto lontano, ed è un esito — curvato in una direzione precisa, di carattere liberal-conservatore — di quella discussione.

Calogero, nato nel 1904, viene da quel mondo, consapevole dell’importanza nazionale della scuola, e perciò interviene con quegli articoli su una questione che considera decisiva per il futuro del Paese. Non sorprende che lo faccia, come altri importanti intellettuali di quel periodo, ad esempio Eugenio Garin, che nel 1960 interviene con un discorso durissimo in cui si chiede come sia stato possibile che in Italia “i barbari” abbiano vinto. E su chi siano questi barbari non c’è dubbio: sono i responsabili dei governi incentrati sulla Democrazia Cristiana, che hanno rovinato la scuola.

Ed è contro di essi che va rivendicata un’altra immagine della scuola, laica e aperta: «Il laicismo — scrive Calogero — consiste nel fatto di non accettare mai, in nessun caso, l’organizzazione e l’esercizio di strumenti di pressione religiosa o politica o sociale o morale o economica o finanziaria al fine della diffusione di certe idee».

Sono interventi importanti, che aprono la strada alla riforma della scuola, di cui è artefice un altro sodale di Calogero, Tristano Codignola, varata dal primo governo di centrosinistra, nel 1962 — uno dei più importanti risultati di quella stagione politica. Una riforma che aveva l’ambizione di cambiare l’Italia, non solo la scuola. Gli interventi di Calogero, raccolti in questo prezioso volume a cura di Claudio Giunta — che vi premette anche una bella introduzione —, sono una parte centrale di questa battaglia.

Essi insistono su alcuni punti che oggi possono apparire distanti da noi, ma che erano allora di straordinaria attualità: contro la distinzione tra esami complementari e fondamentali, contro il concetto di “cultura generale”, contro l’invasione del latino, contro il modo con cui è concepito l’esame di maturità, a favore di una scuola laica, e perciò libera da vecchi pregiudizi, incentrata sullo studente e sui suoi interessi. E soprattutto imperniata su una diversa concezione del rapporto tra presente e passato, come Calogero scrive in una delle più belle pagine del libro, incontrandosi con la tesi sostenuta da un altro autorevole filosofo dell’epoca, un po’ più giovane di lui — era nato nel 1911 — Giulio Preti: «Ogni storico serio non cerca nel passato che un altro presente: altri uomini da capire nelle loro difficoltà, nei loro sforzi, nelle loro passioni, nelle loro ragioni, con quella stessa volontà di intendimento che si deve mettere in atto con ogni contemporaneo, affinché la convivenza sia morale e civile. E per questo appunto è tanto importante che anche i giovani si abituino a capire storicamente».

Guido Calogero, Scuola sotto inchiesta. Saggi e polemiche sulla scuola italiana, a cura di Claudio Giunta, Torino, IBL Libri, 2025

oggi, 7 Novembre 2025, il debito pubblico italiano ammonta a il debito pubblico oggi
0
    0
    Il tuo carrello
    Il tuo carrello è vuotoTorna al negozio
    Istituto Bruno Leoni