9 Dicembre 2025
Il Tempo
Carlo Lottieri
Direttore del dipartimento di Teoria politica
Argomenti / Teoria e scienze sociali
La vicenda della casa editrice neofascista che un gruppo di intellettuali avrebbe voluto espellere dalla mostra del libro di Roma “Più liberi più libri” è istruttiva, poiché ci aiuta a cogliere l’attitudine sottilmente autoritaria del nostro tempo. In fondo, quello che si voleva fare era «censurare in nome della libertà». Un paradosso? Molto peggio: un fallimento etico ancor prima che logico.
Quando la cultura della tolleranza s’affermò in Occidente contro ogni oscurantismo, era chiaro che la battaglia per libertà d’espressione era soprattutto a protezione delle tesi “sbagliate”. I difensori del pluralismo intellettuale si schierarono con gli atei, i blasfemi, gli eretici, anche perché gli altri non avevano alcun bisogno di essere protetti. Oggi i militanti della censura che vorrebbe frapporsi tra i libri e i lettori non soltanto disprezzano il primo emendamento americano, ma pensano che si possa avversare il fascismo senza conoscerlo. Non è un caso che mentre Mein Kampf può essere pubblicato in Germania soltanto dal 2016, simili limitazioni non ci sono mai state in Israele. Per rifiutare certe idee bisogna incontrarle. Senza scordare che s’impara molto pure dagli autori “sbagliati”.
La maggior parte della filosofia politica moderna è illiberale. Che si tratti di Thomas Hobbes, Jean-Jacques Rousseau oppure Karl Marx, molte delle nostre catene vengono da tali autori: proprio per questo, però, leggerli è importante e necessario.
Va aggiunto che non è chiaro cosa sarebbe la sinistra censoria odierna senza Martin Heidegger e Carl Schmitt. Lo stesso pensiero libertario può trovare lezioni importanti in autori reazionari: penso ad esempio a quel Joseph De Maistre che si domandava per che ragione ognuno di noi potrebbe obbedire a una legge se qualcun altro – un uomo come noi – l’ha fatta…
Simili studiosi vanno conosciuti. Uno degli autori ripresi dall’editore che si vorrebbe bandire è Corneliu Zelea Codreanu, il leader dell’estrema destra romena tra le due guerre. Codreanu organizzò omicidi politici e interpretò un antisemitismo radicale: e oggi attorno a lui i circoli neofascisti hanno costruito un’aura sacrale. In quei gruppi egli rappresenta il corrispettivo di ciò che, a sinistra, è Ernesto Che Guevara, analogamente sanguinario ma reinventato romanticamente.
D’altra parte veniamo da una storia culturale che ha esaltato il potere: la trascendenza del dominio sovrano sulla società. Se gli spazi di libertà sono sempre più stretti, è proprio a causa di teorie che hanno rigettato i diritti e aperto la strada a ogni forma di autoritarismo e totalitarismo, più o meno soft.
Molte idee possono essere “pericolose”, ma la censura è peggio: è un’aggressione. Le idee cattive si combattono allora con le idee buone, non con i roghi. Chi si proclama antifascista dovrebbe saperlo.