L'Europa adesso deve occuparsi di Catalogna

Le azioni giudiziarie avviate verso vari esponenti politici catalani hanno fatto sì che oggi ben quattro Paesi europei devono esaminare richieste di estradizione

4 Aprile 2018

La Provincia

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Teoria e scienze sociali

In Catalogna la crisi istituzionale sta complicandosi. Giorno dopo giorno appare chiaro come la strategia del governo spagnolo, guidato dal conservatore Mariano Rajoy, abbia portato Madrid in un vicolo cieco.

In questi mesi il governo non è mai stato disposto a discutere e cercare una mediazione. Finora ha agito quasi esclusivamente con la magistratura, che in Spagna (ed è un’eredità franchista) è in larga misura sotto il controllo dell’esecutivo. Le scelte di Rajoy sono state dettate da un cinico calcolo politico: egli conosce bene lo sciovinismo del suo popolo e ha puntato su una sempre più diffusa avversione ai catalani per incrementare il proprio consenso.

A questo punto, il risultato è disastroso. Nessuna delle due parti sa in che modo si possa uscire dallo stallo. Ora però Madrid sta iniziando a subire talune pressioni dal resto d’Europa, tanto più che – avendo rifiutato ogni dialogo con le istituzioni di Barcellona e avendo anzi utilizzato la magistratura per reprimere gli oppositori e impedire l’elezione di un nuovo presidente della Generalitat – oggi si trova a fare con un’internazionalizzazione del problema.

Anche contro voglia, adesso di Catalogna devono occuparsi un po’ tutti: la Germania, il Belgio, la Svizzera, il Regno Unito. Le azioni giudiziarie avviate verso vari esponenti politici catalani hanno fatto sì che oggi ben quattro Paesi europei devono esaminare richieste di estradizione.

L’azione giudiziaria spagnola è stata tanto maldestra che rischia di essere sconfessata da tribunali stranieri non necessariamente disposti a riconoscere i tratti di un’insurrezione violenta nell’iniziativa di un’amministrazione regionale che ha rivendicato il diritto all’autodeterminazione. Se dopo il Belgio pure nel Regno Unito e perfino in Germania emergerà un giudizio negativo verso la giustizia spagnola, c’è poi da chiedersi come a Bruxelles potranno continuare a fare finta di nulla.

Per settimane è parso che nessuno volesse spendere una parola a favore degli indipendentisti. Oggi quel muro del silenzio sta iniziando a dissolversi. Secondo un sondaggio, in Germania l’opinione pubblica tedesca è per lo più contraria all’estradizione di Carles Puigdemont e anche da noi taluni noti opinionisti (per fare due nomi: Enrico Mentana e Ferruccio De Bortoli) hanno evidenziato quanto sia ingiustificata l’azione del governo Rajoy. Critiche molto dure sono state pure formulate da numerosi penalisti spagnoli e dallo stesso Baltasar Garzón. Cresce insomma la persuasione che Madrid debba al più presto liberare i prigionieri politici, da quasi sei mesi in attesa di giudizio, e permettere il ripristino di una normale vita politica.

La Spagna deve abbandonare ogni logica autoritaria e individuare con i catalani una via d’uscita pacifica ed elettorale (in sintonia con il diritto internazionale) che permetta alla Catalogna di auto determinarsi. Se a Madrid si pensa che i separatisti siano solo una minoranza, si faccia come già hanno fatto i canadesi con il Québec e i britannici con la Scozia: li si faccia votare. E quel sogno d’indipendenza – se i calcoli dei nazionalisti spagnoli sono corretti – tornerà nel cassetto.

da La Provincia, 5 Aprile 2018

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