L'uomo libero

Tra i libri mostrati da Matteo Renzi in aula, "Sudditi" a cura di Nicola Rossi (IBL Libri,2012) sul rapporto tra Stato e cittadino

11 Aprile 2014

Monsieur

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Ah i politici, quanto amano la cultura. Soprattutto se possono farsi vedere a favore di camera con un libro in mano. Un colpaccio per l’autore e l’editore. Ma anche un modo malizioso, per il rappresentante dei cittadini immortalato, di darsi un tono e magari mandare un messaggio ai suoi elettori. Il velista Massimo D’Alema mise nella sacca La saggezza del mare dello svedese Bjòrn Larsson. Paolo Bonaiuti fece sapere di apprezzare l’opera omnia di Francesco Guicciardini. Marcello Pera consigliò, per distendere i nervi, La critica della ragion pura di Immanuel Kant. Romano Prodi era inseparabile dai suoi Camilleri. Walter Veltroni, come sempre modaiolo, scelse Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safran Foer. Piero Fassino, più compassato, passava le serate estive con Il secolo cinese di Federico Rampini. Arturo Parisi apprezzava i piccoli volumi di haiku giapponesi. Francesco Rutelli asseriva di compulsare poderosi tomi di economia anche sotto il sole rovente di Capalbio. Giorgio Napolitano scelse un raffinato saggio di Maurizio Serra, Fratelli separati, dedicato ad Aragon, Malraux e Drieu La Rochelle. Come al solito, l’unico a distinguersi fu Berlusconi perché disse che durante le ferie non aveva certo tempo da perdere coi libri. Doveva lavorare, lui. I deputati di Rifondazione comunista, giuro, affermarono che si sarebbero dedicati completamente alle poesie di Nichi Vendola.

Nessuno stupore, quindi, di fronte all’orgia di libro-messaggi lanciata del neopresidente del Consiglio Matteo Renzi in occasione del dibattito sulla fiducia in Senato e alla Camera. Il premier ha voluto far sapere a tutti di essere un lettore forte. Ogni inquadratura televisiva, un libro. Ogni libro, un messaggio. Ogni messaggio, una pioggia di commenti sui social network. Matteo Renzi, nella interminabile seduta nei palazzi del potere, ha avuto modo di sfoggiare con (mal)simulata nonchalance una serie di copertine che spuntavano tra le sue carte. Prima inquadratura. Ecco apparire il lavoro spiegato ai ragazzi di Pietro Ichino, uscito alla fine del 2013 per Mondadori. Messaggio: siamo per la creatività, la ricerca, l’innovazione, il progetto, i nuovi media. Viva il settore informatico, le bioscienze e internet.

Questi sono i lavori del futuro. Senza riforme, però, in Italia non c’è trippa per gatti, e non resta che levare le tende. Seconda inquadratura. Entra in scena Sudditi, raccolta di saggi a cura di Nicola Rossi edita dall’Istituto Bruno Leoni nel 2012. Messaggio: deve cambiare il rapporto tra Stato e cittadino. Stop alla burocrazia invadente e pletorica. Stop all’arbitrarietà della legge. Stop alla disparità di trattamento tra apparato pubblico e privati. Affameremo la bestia. Include un capitolo di Serena Sileoni sui soprusi del fisco e un affondo di Franco Debenedetti sull’abuso del diritto. Fassina, Civati e Cuperlo sono avvisati: questo volume è un concentrato di quelle idee liberali-liberistelibertarie sempre sbandierate e mai realizzate dalle nostre parti.

Terza inquadratura. Questa è una mezza sorpresa, e anche un mezzo mistero svelato in seguito dall’editore Einaudi su Twitter. A un certo punto sbuca la copertina di un libro di Murakami Haruki, si riconosce subito perché la collana dedicata allo scrittore giapponese ha un design molto particolare. Non si vede però il titolo. Trattasi de L’arte di correre, un saggio sulla corsa, e sulla disciplina necessaria per imporre al proprio fisico il duro esercizio quotidiano. Il discorso si estende all’arte: scrivere ha poco di romantico e molto di metodico. Murakami è un maratoneta. Renzi ama correre la maratona di Firenze, anche se a giudicare dalla pancetta nascosta solo in parte dallo strategico taglio delle camicie, è lontano dal rigore orientale dello scrittore. Correre sì. Ma poi si magna. Messaggio: siamo gente dinamica, piena di energia. Aspettate e vedrete come scatteremo perentoriamente da una riforma all’altra. Una al mese, con metodo. E se ci troveremo nei guai, marzo quest’anno durerà tre mesi per decreto legge, chioserebbe Maurizio Crozza. Ora, come mai il presidente del Consiglio va in Senato con un libro di Murakami in saccoccia? Sarà un caso? Ha scambiato Palazzo Madama per le Cascine di Firenze? La fiducia per un picnic? Il piccolo show librario conferma le doti di comunicatore di Renzi, tutto qua. In quanto ai libri, speriamo che, oltre a mostrarli in giro, li abbia anche letti.

Da Monsieur, aprile 2014

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