It’s the politics, stupid: il DEF tra aumento del deficit e promesse non mantenute

La manovra non sarà coperta; almeno metà di quell'importo verrà da uno sfrontato aumento del deficit pubblico, e quindi del debito

5 Ottobre 2014

IBL

Argomenti / Diritto e Regolamentazione

La più parte degli osservatori avevano quantificato in 20-25 miliardi le risorse necessarie per far quadrare i conti pubblici nel prossimo anno; e tutti si chiedevano dove mai il governo avrebbe recuperato un ammontare così ingente. Secondo quanto il Governo stesso aveva annunciato nella scorsa primavera, ben 17 miliardi sarebbero dovuti venire dalla ormai mitica spending review. Dopo il sostanziale allontanamento del commissario Cottarelli, appariva già certa la rinuncia a un programma di tagli robusto e ambizioso. Così la domanda era divenuta ossessiva: da dove tireranno fuori quei 20-25 miliardi?

La risposta sta nel nuovo DEF, ed è per molti versi sorprendente: non li tireranno fuori da nessuna parte. Semplicemente, la manovra non sarà coperta; almeno metà di quell’importo verrà da un semplice, esplicito, sfrontato aumento del deficit pubblico, e quindi del debito.

I numeri sono presto detti. Come il Governo stesso ci dice, in assenza di interventi nel prossimo anno il deficit sarebbe pari al 2,2% del PIL; ma il Governo si ripromette di fare alcune cose, e queste cose, proprio perché non saranno come si dice in gergo “coperte”, porteranno il deficit al 2,9% del PIL.

Tre considerazioni.

La prima è piuttosto imbarazzante; qualcuno ricorderà i tweet con i quali Renzi annunciava trionfalmente che si erano trovate le coperture per il bonus di 80 euro mensili concesso a 10 milioni di lavoratori dipendenti; ebbene, il peggioramento del deficit pubblico registrato nel 2014 e quello annunciato per il prossimo anno sono pari al costo di quel bonus, anzi per il 2015 con qualcosa di più. I tweet non bastano a trovare le coperture di finanza pubblica.

La seconda considerazione riguarda il paragone con la Francia, nostra alleata contro l’arcigna Europa del rigore, a detta di molti giornali. Ma i cugini di oltralpe fanno un po’ meno di quanto le regole europee richiedano: noi facciamo proprio il contrario di quel che ci sarebbe richiesto. La differenza non è da poco, e potrebbe vedersi già a partire dalle decisioni che la Commissione dovrà assumere entro la fine di questo mese.

La terza riguarda la promessa, indirizzata ai cittadini tutti e in particolare alle giovani generazioni, che la politica avrebbe smesso di caricare sulle loro spalle un ulteriore debito pubblico. Sembra un secolo fa, ma son passati neanche tre anni da quando riformammo con tutta la solennità del caso la nostra Costituzione approvando una norma intitolata al pareggio di bilancio. Abbiamo scherzato.

Dopo aver detto della sorpresa suscitata dal veder tirar fuori dal cilindro il coniglio dell’aumento del deficit, non si può però fare a meno di notare che il trucco è antico, e che siamo noi quelli a sbagliare ad esser sorpresi. Pensando a quel 40 e rotti per cento guadagnato da Renzi nelle elezioni europee dopo l’approvazione del bonus di 80 euro oggi rivelatosi non coperto, parafrasando quel che Bill Clinton disse a Bush senior nel corso della campagna presidenziale del 1992, diciamo a noi stessi:  it’s the politics, stupid.

oggi, 27 Luglio 2024, il debito pubblico italiano ammonta a il debito pubblico oggi
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