Il premio a Pipes, anticomunista e vero libertario

In un momento in cui nessuno parla più di anticomunismo, Ibl ha voluto dare un premio alla carriera al più anticomunista dei sovietologi

23 Novembre 2015

Il Giornale

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Ormai lo sapete che abbiamo una piccola passione per quel cenacolo di liberisti che si chiama Istituto Bruno Leoni. Organizza eventi, realizza ricerche e pubblica libri che spesso recensiamo da queste parti.

Ogni anno, il suo animatore Alberto Mingardi mette insieme una sua cena che è diventata un happening di rilievo per i liberal-liberisti italiani. Durante la cena, viene assegnato un «Premio Bruno Leoni», dedicato a una figura che ha fatto la storia della nostra tradizione di pensiero.
Quest’anno è stato il turno di Richard Pipes. È un premio fieramente anacronistico: in un momento in cui nessuno parla più di anticomunismo, Ibl ha voluto dare un premio alla carriera al più anticomunista dei sovietologi. Pipes è stato uno dei massimi storici del Novecento e ha conosciuto sulla sua pelle il totalitarismo. Nato nel 1923 a Cieszyn, in Polonia, a sedici anni riuscì ad espatriare insieme ai genitori. Buona parte della famiglia rimasta in Polonia venne sterminata dai nazisti. Dopo un breve periodo trascorso in Italia, Pipes e i suoi genitori arrivarono negli Stati Uniti. Richard Pipes ha insegnato ad Harvard dal 1950 al 1996. Ha studiato la Russia e la Rivoluzione Russa sia come storico «dei fatti», sia come storico «delle idee». Forse proprio perché memore della barbarie nazista, che tanto era costata alla sua famiglia, è stato fra i pochissimi sovietologi che mai cedettero alla propaganda sovietica.

Le sue memorie s’intitolano Vixi. Memoirs of a Non-Belonger. Ha sempre cercato di «non appartenere» a nessun gruppo, partito o consorteria. Negli anni Settanta ha partecipato al «Team B», la squadra di esperti «civili» che presentavano analisi alternative all’opinione comune dei sovietologi «ufficiali» della Cia. È stato fra i consiglieri per la sicurezza nazionale del presidente Reagan. È opinione comune che sia stato Pipes a coniare l’espressione «impero del male» per riferirsi all’Urss (lui, a dire il vero, ha sempre smentito). Fra i libri di Pipes, il più completo sullo studio sulla Rivoluzione Russa (Mondadori), un pamphlet in cui c’è tutto quello che dovreste sapere sul Comunismo (Rizzoli) in una prospettiva storica, un importante studio su Proprietà e libertà (Lindau). Recentemente Rubbettino ha pubblicato I tre “perché” della rivoluzione russa (2006). Dagli studi sulla Russia, Pipes è arrivato quasi naturalmente a occuparsi di «proprietà e libertà»: il fatto che nella Russia comunista alla negazione dell’una si accompagnasse l’annientamento dell’altra gli ha aperto gli occhi su quanto le due vadano, naturalmente, assieme.

Da Il Giornale, 23 Novembre 2015

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