Il merito di tenere i conti in ordine

La nuova finanziaria è una manovra prudente: evita spese inutili e mantiene i conti pubblici sotto controllo

23 Ottobre 2025

Il Riformista

Alberto Mingardi

Direttore Generale

Argomenti / Economia e Mercato

La finanziaria 2026 cuba 18 miliardi. Viene accusata di essere una “manovrina”. È il suo maggior pregio: la legge di bilancio apporta variazioni al bilancio dello Stato. In Italia metà del prodotto è già spesa pubblica, se evitiamo di aggiungerne non facciamo danno.

Come sempre, la finanziaria tende a peggiorare di stesura in stesura. La pezza messa all’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi è peggio del buco. Dire che pagherà di più solo chi stipula il contratto di locazione attraverso le piattaforme è nel migliore dei casi una presa per i fondelli: è lì che si incontrano domanda e offerta, non con i segnali di fumo.

Il taglio al Fondo per il cinema e l’audiovisivo è stato attenuato, il contribuente non avrebbe pianto se fosse stato mantenuto nella sua interezza. Le regole sulle banche restano ambigue e bisognerà capire quale contropartita gli istituti di credito hanno concordato col governo. Il ritocco all’imposta sostitutiva sui redditi prodotti all’estero realizzati da persone fisiche che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia, la cosiddetta “flat tax” dei Paperoni, non cambia l’incentivo a trasferirsi nel nostro Paese. Certo, che ogni anno si aggiungano 100 mila euro fa un po’ ridere.

Se dovessimo paragonare il governo Meloni al governo ideale, è chiaro che si potrebbe incolparlo di aver perso un’altra occasione. Il centrodestra fa grosso modo da trent’anni campagna elettorale sul fisco, promettendo semplificazioni e, a tendere, un sistema ad aliquota unica. Poi continua a pasticciare col sistema fiscale, moltiplicando regole ed eccezioni. Il fisco è un vestito d’Arlecchino: è pressoché impossibile che due contribuenti che guadagnano il medesimo reddito paghino le stesse imposte; elargire privilegi a questo o a quel gruppo sociale funziona rispetto al consenso ma non riduce l’incertezza.

Però il governo Meloni non va paragonato al governo ideale, ma ai predecessori e forse, con un po’ di fantasia, a un possibile governo alternativo, che è un governo Schlein. La coppia Meloni/Giorgetti è più prudente di chi l’ha preceduta e non è tentata dalle acrobazie fiscal-redistributive che sicuramente s’inventerebbe chi ambisce a venire dopo. Non è poco. La crescita italiana continuerà a languire, ma le presunte ricette salvifiche non è chiaro che effetti produrrebbero sul PIL, mentre è abbastanza evidente che scasserebbero il bilancio. Aver tenuto i conti (un po’ più) in ordine è il grande merito di questo governo.

oggi, 24 Ottobre 2025, il debito pubblico italiano ammonta a il debito pubblico oggi
0
    0
    Il tuo carrello
    Il tuo carrello è vuotoTorna al negozio
    Istituto Bruno Leoni