Identità o progetti, il test dello spoils system

A parte qualche estemporanea fiammata di nazionalismo economico, cosa ha in mente Giorgia Meloni?

9 Gennaio 2023

L'Economia – Corriere della Sera

Alberto Mingardi

Direttore Generale

Argomenti / Politiche pubbliche

I partiti politici sono macchine per gestire il potere, e gestire vuol dire necessariamente «controllare». Lo spoils system, la sostituzione delle figure apicali della burocrazia e delle partecipate, è nell’ordine delle cose. Il governo Meloni si trova in una situazione delicata. Nei prossimi mesi, dovrà dar seguito a un numero assai elevato di nomine e rinnovi. È l’occasione per dimostrare quanto è salda la fede nella meritocrazia della maggioranza e assieme per segnalare un cambio di passo.

Non è un mistero che in Italia praticamente tutta l’alta burocrazia, ma anche buona parte del ceto dirigente d’impresa abbiano simpatie per il Pd: che, negli ultimi dieci anni, è stato un autentico partito-Stato. Chi ha letto «Io sono Giorgia» sa quanto conta per la presidente del Consiglio la sua famiglia politica. La militanza è l’esperienza di vita fondamentale per Meloni ed è in quell’ambito che ha forgiato relazioni e legami che la accompagnano anche nell’avventura di governo. La sua, del resto, è rimasta l’ultima autentica comunità politica della nostra Repubblica: con una storia di idee, posizioni, letture.

Non è detto, però, che in quel perimetro stiano già tutte le competenze che servono per governare, men che meno per condurre le partecipate, immaginando un percorso coerente. Si dovrà, allora, necessariamente contemperare il requisito della affinità intellettuale con quello della competenza. Che significa: reclutare, esattamente come Meloni ha già fatto nella formazione del governo e coinvolgendo personaggi quali Nordio o Calderone.

Il reclutamento è un’operazione sempre rischiosa: in molti desiderano saltare sul carro del vincitore, ma che cosa portano, oltre se stessi? Servirebbe un disegno, che vuol dire un’idea di come ricostruire il rapporto fra Stato e cittadino, fra economia e politica. Il manager pubblico deve ben manovrare l’impresa che gli è stata affidata, ma è l’espressione di un rapporto fiduciario e chi lo sceglie deve dargli un mandato chiaro. A parte qualche estemporanea fiammata di nazionalismo economico, cosa ha in mente Meloni? Vuole più o meno Stato? E che Stato ha in mente? La partita delle nomine ci svelerà forza e debolezze del nuovo esecutivo.

da L’Economia del Corriere della Sera, 9 gennaio 2023

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