I vizi degli economisti, le virtù della borghesia

Deirdre McCloskey

I “vizi” degli economisti sono una conseguenza dell’abbandono delle “virtù borghesi”, anche nella vita intellettuale

ISBN / 978-88-6440-059-4
pagine / 138
anno / 2014
16 euro

In che direzione va la scienza economica? Secondo Deirdre McCloskey, da oltre cinquant’anni gli economisti continuano a ripetere gli stessi errori. La ricerca è ancora oggi pesantemente condizionata dai grandi progetti costruttivisti elaborati dagli anni Quaranta da tre premi Nobel: Lawrence Klein, Paul Samuelson e Jan Tinbergen. Scienziati sociali quantomai autorevoli, l’influenza di Klein, Samuelson e Tinbergen ha portato gli economisti a praticare sempre più diverse forme di ingegneria sociale, con l’ambizione di prevedere e controllare la vita delle persone.

I “vizi” degli economisti sono una conseguenza dell’abbandono delle “virtù borghesi”, anche nella vita intellettuale. La buona ricerca scientifica dovrebbe funzionare come un mercato, non in modo freddo e meccanico, ma attraverso la fiducia, il dialogo e la persuasione.

Per McCloskey bisogna allora tornare, nello studio dell’economia, alle virtù intellettuali e morali di David Hume e Adam Smith: un insieme di principi morali che predicano serietà nell’esaminare i fatti, attenzione nella costruzione delle teorie e prudenza nella politica economica.

Deirdre McCloskey

Professoressa emerita di Economia e Storia presso l’Università dell’Illinois a Chicago, è autrice di numerosi libri di successo, tra cui la trilogia sull’“Età borghese”, dove ha messo in evidenza come il mutamento culturale che ha riconosciuto e onorato le virtù della borghesia – antieroica e pacifica – sia stato alla base del Grande Arricchimento che dall’Ottocento ha riguardato l’intero Occidente.

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