I tassi d’interesse e l’interesse nazionale

I partiti hanno idee differenti per le elezioni tranne nel caso dei tassi di interesse: tutti li vogliono più bassi. Ma servono davvero?

16 Maggio 2024

Corriere della Sera

Alberto Mingardi

Direttore Generale

Argomenti / Economia e Mercato

In vista dell’8 giugno, i partiti offrono visioni diverse su che cosa sia fare l’interesse nazionale in Europa. Tranne che in un caso. Tutti sono convinti di fare il gioco dei loro elettori, tuonando che la BCE dovrebbe tagliare i tassi. Tassi d’interesse più alti avvantaggiano i creditori e penalizzano i debitori, tassi d’interesse più bassi hanno l’effetto contrario. Con un debito pubblico di una volta e mezza il prodotto nazionale, all’Italia gioverebbero tassi più bassi. Guardiamo però alla posizione patrimoniale netta sull’estero, cioè alla differenza tra investimenti e debito contratto verso altri Paesi. L’Italia è un creditore netto, e per valori non piccoli: l’equivalente di otto punti di PIL. Tassi più alti, allora, danno remunerazioni più elevate.

Per molte famiglie, il ripristino della normalità monetaria, dopo la stagione dei tassi zero o negativi, non è stato un cattivo affare. Per altre, le meno abbienti, è un pessimo affare l’eredità di quella stagione: l’inflazione. In democrazia gruppi politici diversi cercano di intercettare interessi diversi. Nessuno però abbraccia la causa dei risparmiatori. I nostri leader hanno chiare le loro convenienze immediate: tassi più bassi consentirebbero di indebitarsi a costi inferiori. Il prezzo è però sottrarre un po’ di rendimenti ai crediti che gli italiani vantano verso il resto del mondo. Per lasciare altri conti in sospeso ai nostri nipoti, riduciamo le sostanze con cui potranno pagarli. Strana come idea dell’interesse nazionale.

oggi, 23 Ottobre 2024, il debito pubblico italiano ammonta a il debito pubblico oggi
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