Gli sprechi della Campania uno spot per l'autonomia

Consumi elettrici, l'Italia in bolletta ma la Campania brucia 83 milioni di euro

21 Febbraio 2022

Il Giornale

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Politiche pubbliche

Una ricerca della Fondazione Gazzetta amministrativa della Repubblica italiana ha esaminato, per conto di Adnkronos, quanto le regioni italiane spendono per l’acqua, il gas e l’elettricità, attribuendo voti positivi alle amministrazioni più virtuose e sonore bocciature a quelle peggio gestite.

In cima alla graduatoria ottenendo una tripla A figurano alcune regioni settentrionali (Emilia, Liguria, Lombardia, Piemonte e Veneto), insieme a Toscana e Molise, mentre il voto peggiore è assegnato alla Campania, il cui rating è riassunto in una mortificante C. In particolare nel 2020 la regione guidata da Vincenzo De Luca ha speso ben 83 milioni 952 mila euro per l’energia elettrica, mentre l’Emilia Romagna soltanto 2 milioni 362 mila euro. È vero che la Campania è un poco più grande dell’Emilia Romagna, ma non al punto che questo possa giustificare una simile distanza: non esiste alcuna giustificazione, insomma, dinanzi a una spesa campana che è 35 volte superiore a quella emiliana.

In fondo, l’indagine di Adnkronos conferma dati già noti in altri ambiti e finisce per rafforzare consolidati pregiudizi, che esistono in quanto riflettono esperienze del passato. Tale studio, però, può essere davvero utile se non viene semplicemente usato (cosa anche opportuna, sia chiaro) per richiamare alle proprie responsabilità chi non amministra in maniera efficace la propria istituzione, ma se aiuta pure ad andare all’origine del problema.

Questa distanza tra le Regioni non esisterebbe o, quanto meno, non in tali proporzioni se avessimo un ordine istituzionale che responsabilizza gli enti locali. È insomma la cosiddetta finanza derivata, grazie alla quale le entrate fiscali vanno a Roma e poi vengono girate alle istituzioni periferiche, che è all’origine di simili sprechi. Se la Regione Campania dovesse sostenersi soltanto con le risorse pagate dai propri cittadini, questo semplice fatto introdurrebbe un formidabile freno dinanzi a ogni spesa facile, a ogni cattiva gestione, a ogni inefficienza.

Questo è vero per qualsivoglia realtà cittadina e regionale, perché è tutt’altro che scontato che quanti in questo studio appaiono comparativamente efficienti lo siano davvero. Certo, però, una piena responsabilizzazione sul piano delle entrate e delle uscite, del budget e della tassazione, è indispensabile soprattutto per le realtà regionali che in tale indagine ottengono i punteggi peggiori.

È insomma la Campania che più dell’Emilia, del Veneto o della Lombardia dovrebbe chiedere un vero autogoverno, in modo tale che le sue istituzioni non si limitino a spendere, ma debbano anche tassare: competendo istituzionalmente con ogni altra realtà e cercando di farsi più attrattive.

Gli sprechi esistono: questa analisi lo conferma. Dietro a tutto ciò, però, c’è una struttura istituzionale che va ripensata, soprattutto nell’interesse nelle aree che fino a oggi più hanno patito le conseguenze di un assetto centralista che non incita in alcun modo a crescere e a fare meglio.

da Il Giornale, 21 febbraio 2022

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