Elogio del capitalismo

L'autore dimostra come i pregiudizi verso l'economia di mercato finiscano per cancellare i dati della realtà

13 Giugno 2023

La Ragione

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Il titolo lascia pochi dubbi su quale sia la tesi che l’autore sostiene, ma quel che è decisivo non è sapere da che parte stia ma perché e con quali argomenti. E la cosa più interessante è che per dimostrare quel che intende sostenere presenta i dati di ripetuti sondaggi svolti in una lunga serie di anni e in Paesi diversi in cui illustra quanto la percezione comune sia diversa, se non all’opposto, di quel che egli dimostra, il che non dipende dal fatto che sostenga una cosa sbagliata ma dal fatto che il pregiudizio dei più finisce con il cancellare i dati della realtà.

Tedesco, nato nel 1957, l’autore è uno storico e sociologo cui piace affrontare i problemi in modo schietto e senza rifuggire dalla polemica. Non a caso il sottotitolo recita “Dieci miti da sfatare”. Il capitalismo, in buona sostanza, è un sistema produttivo basato sulla proprietà privata e sull’altrettanto privata scelta dei consumatori. I secondi comprano e consumano quel che a loro piace, mentre i produttori hanno successo se riescono ad assecondare o, meglio, a prevenire quei bisogni, desideri e gusti. 

L’opposto del capitalismo può chiamarsi socialismo o statalismo, in ogni caso si basa sul principio che lo Stato sa meglio dei produttori e dei consumatori cosa sia bene produrre e cosa sia saggio comprare, stabilendo anche il prezzo più convenientemente “sociale”. Nella vulgata comune il primo sistema favorisce l’arricchimento di pochi, mentre il secondo intende favorire i poveri. Ma c’è un problema: dove funziona il primo i poveri diminuiscono, mentre dove si adotta il secondo questi aumentano. 

Nessuno dei nostri sistemi è interamente del primo o del secondo tipo, convivono gradazioni diverse. Ma dove in un sistema statalista s’introducono libertà di mercato la ricchezza cresce, mentre dove in un sistema di mercato si prova a dare maggiore peso al ruolo economico dello Stato la ricchezza diminuisce o la sua crescita rallenta. Che sia più giusto ed equo vivere in sistemi che frenano la ricchezza collettiva e rendono viscose o inerti le dinamiche che consentono ai poveri di diventare ricchi è tesi non facile da dimostrare. Che è poi la ragione per cui gli amanti dei socialismi e degli statalismi detestano i numeri e le statistiche, che sono la traduzione numerica della realtà, preferendo le discussioni di principio e le suggestioni.

Rainer Zitelmann, Elogio del capitalismo. Dieci miti da sfatare, IBL Libri, 392 pp., 20 euro.

da La Ragione, 13 giugno 2023

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