È caccia grossa alle farmacie

Secondo IBL, l'apertura a parafarrnacie e corner Gdo non rappresenta un pericolo per i consumatori

24 Febbraio 2015

Il Sole 24 Ore

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Il Ddl concorrenza nel format pre Consiglio dei ministri apre le porte alle grandi multinazionali della distribuzione del farmaco, che potrebbero «colonizzare» le farmacie private made in Italy. specialmente quelle più «provate» dalla crisi economica. Tra le misure per incrementare la concorrenza nella distribuzione farmaceutica, la svolta arriverebbe dalla possibilità per le grandi catene (con la modifica della legge 362/199l) di diventare titolari di farmacie private. Non solo: i soci delle società titolari di farmacia non dovranno più essere necessariamente dei farmacisti, ma la direzione dovrà essere attribuita a un farmacista in possesso dell’idoneità.

E la volontà espressa dal testo esaminato in Consiglio dei ministri va ancora oltre: viene infatti cancellato anche il limite delle 4 licenze in capo a un identico soggetto nel settore delle fammele, «in modo da consentire economie di scala tali da condurre all’abbassamento dei costi e consentire l’ingresso di soci di capitali alla titolarità dell’esercizio della farmacia».

I tre leader Ue della distribuzione intermedia sono Celesio admenta, Alliance boots e Phoenix. Il Ddl Concorrenza, insomma, terreno di battaglia fino all’ultimo secondo: partita aperta e poi chiusa forse in attesa del Parlamento, sull’eliminazione dell’esclusiva delle farmacie private sui farmaci C con ricetta, da concedere anche a corner della Gdo e pamfarmacie. Poi i ripensamenti e lo stralcio. Una partita, quella dei C con ricetta. che vale 2.9 miliardi.

La materia è incandescente e anche alla vigilia del Consiglio dei ministri del 20 febbraio scorso, si sono rincorse voci e polemiche. Nelle bozze circolate. tra le misure per incrementare la concorrenza nella distribuzione farmaceutica è previsto l’abbassamento della soglia di popolazione richiesta per l’apertura delle farmacie.

Tra i rumor l’ipotesi su un rafforzamento delle misure per ridurre la durata dei brevetti farmaceutici accelerando l’ingresso sul mercato dei farmaci generici. Ma anche uno stop alla possibilità di «tramandare» di padre in figlio la titolarità delle farmacie. E per pareggiare i conti con le parafarmacie, si è parlato dell’ipotesi di introdurre anche per questi punti vendita l’obbligo delle aperture notturne e festive. Voci, voci, in gran parte poi smentite.

Sempre in ambito sanitario la bozza del Ddl prevede anche misure per incrementare la libertà di accesso dei privati all’esercizio delle attività sanitarie non convenzionate con il Ssn, una semplificazione delle procedure di accreditamento delle strutture e massima trasparenza sui dati di bilancio e sulle performance delle strutture sanitarie accreditate, anche attraverso la pubblicazione periodica sui siti internet di rapporti ad hoc che illustrino attività svolte e qualità dei servizi erogati.

Sulle liberalizzazioni in farmacia il treno delle critiche si è arricchito di nuovi vagoni. Primo fra tutti quello dell’Aifa: «L’Agenzia italiana del farmaco intende ribadire in modo inequivocabile si legge in una nota ufficiale come da mandato istituzionale, la sua posizione a tutela della salute pubblica attraverso un uso consapevole e sicuro dei farmaci e la sua contrarietà a ogni forma di allargamento dei punti vendita dei medicinali, che esporrebbe con certezza i cittadini a maggiori rischi».
«Il nostro Paese non ha certamente bisogno di aumentare o favorire. in alcun modo conclude l’Agenzia italiana del farmaco un consumo dei medicinali meno appropriato che diventerebbe ancora più disorganizzato e sicuramente più pericoloso».
Federfarma esprime grande preoccupazione sull’apertura di catene di farmacie di proprietà di grandi gruppi commerciali.
«Far entrare il grande capitale nella proprietà delle farmacie si legge in una nota significherebbero ridurre le garanzie a favore dei cittadini, oggi esistenti».
In campo anche la Federazione degli Ordini dei farmacisti: «L’apertura alle società di capitali nelle farmacie si legge nella nota Fori e la marginalizzazione del farmacista abilitato è da vero la volta buona per distruggere il servizio farmaceutico. Questa misura, infatti, confermerebbe da una parte i peggiori sospetti sui reali beneficiari di questa pseudo-riforma, dall’altra la vocazione degli ultimi Governi a mortificare le attività professionali. E evidente che quando si parla di economie di scala si ha in mente ben altro rispetto a un servizio in convenzione, capillare, che deve rendere possibile l’assistenza farmaceutica cioè uno dei Lea».

Tra le voci in campo anche il Raggruppamento farmaceutico dell’Unione europea sulla deregulation della fascia C: «Nessun Paese europeo permette la dispensazione di farmaci etici al di fuori delle farmacie regolarmente autorizzate». E Farmacieumite con Assofarm: «Serve una riforma vera che anteponga la salute dei cittadini a logiche commerciali».

Fuori dal coro un focus dell’Istituto Bruno Leoni. Secondo l’autore. Giacomo Lev Mannheimer, Fellow Ibl, l’apertura a parafarrnacie e corner Gdo non rappresenta un pericolo per i consumatori: «Il cittadino non avrebbe nulla da temere si legge nello studio acquistando un farmaco in una parafarmacia: quest’ultimo sarebbe ugualmente prescritto con ricetta medica e venduto da un farmacista abilitato, esattamente come accadrebbe se acquistasse lo stesso medicinale in farmacia».

Da Il Sole 24 ore, 24 febbraio 2015

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