Crisi energetica, liberare la creatività

Si dovrebbe favorire una miriade di micro soluzioni locali volte a ridurre i consumi e aumentare l'energia disponibile

13 Ottobre 2022

La Provincia

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Ambiente e Energia Teoria e scienze sociali

La crisi energetica sta producendo gravi conseguenze. In particolare, stiamo assistendo a un generale impoverimento, che naturalmente affligge soprattutto i ceti più deboli. Per uscire da questo dramma, causato dal conflitto russo-ucraino, bisognerebbe che ci fosse un maggiore impegno a favore della pace, che ancor prima di ridimensionare le nostre bollette metterebbe fine alla carneficina in atto. Su questo fronte, però, ora non è ragionevole essere ottimisti.

Quando comunque ci si chiede cosa si possa fare per alleviare le conseguenze del rincaro degli idrocarburi si tende sempre a individuare soluzioni politiche. In linea di massima, le soluzioni che vengono proposte vedono protagonista il settore pubblico, nella sua versione nazionale (lo Stato italiano) e in quella continentale (l’Unione europea). E infatti a Roma, mentre si attende il varo del nuovo esecutivo, le forze politiche stanno discutendo varie ipotesi di nuovi approvvigionamenti, come se l’Italia fosse un’unica grande azienda, e soprattutto si ipotizzano sostegni alle famiglie, immaginando politiche redistributive che si limitano a togliere a una parte per dare all’altra.

A Bruxelles, negli ultimi giorni, sta inoltre rafforzandosi il partito di chi vuole cogliere questa occasione per varare un nuovo debito europeo, che verrebbe ad aggiungersi a quelli nazionali. Una simile misura rafforzerebbe ancor piùil potere della Ue, creando nuovi spazi per una redistribuzione territoriale destinata a danneggiare sia le economie più “frugali” (che si troverebbe a pagare il prezzo di tutto ciò), sia il cosiddetto Club Med, ossia le realtà del Sud Europa, che si troverebbero a essere destinatarie di una ricchezza prodotta altrove e quindi verrebbero ancor più dominate da una cultura assistenzialistica.

Tutto questo ci dice come ci si dimentichi che la cosa più urgente da fare, invece, è liberare le forze oggi compresse, in modo tale che cresca la disponibilità di energia e, di conseguenza, si abbassi il suo prezzo.

Molti paiono ignorare che la libertà di scelta, l’iniziativa imprenditoriale, la creatività tecno-scientifica e il libero scambio possono favorire una miriade di micro soluzioni locali volte a ridurre i consumi e aumentare l’energia disponibile. Se ad esempio fosse più facile (eliminando tasse e sbarramenti normativi), isolare la propria abitazione e avviare un’impresa in ambito energetico, generando energia in qualsiasi forma, capitali e intelligenze si dirigerebbero in tale settore, producendo effetti sorprendenti.

Anche gli enti locali dovrebbero conoscere un nuovo protagonismo, delineando ordinamenti che concorrano tra loro, in modo tale da favorire l’emergere di quadri normativi al servizio della società, perché non ha molto senso che a Roma (o addirittura a Bruxelles) si decida cosa va fatto a Como e a Pantelleria, in Sardegna e a Trieste.

Purtroppo il nostro mondo politico continua a nutrire il mito del “piano quinquennale” di sovietica memoria e sembra addirittura pensare che gli enti pubblici dispongano di risorse tendenzialmente illimitate, con le quali aiutare chi ora è in difficoltà. Non è così e sarebbero ora di capirlo.

Da La Provincia, 13 ottobre 2022

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