Così scuola e m5s hanno distrutto il mercato del lavoro

Questo governo, ancor più di quelli che l'hanno preceduto, mostra di essere figlio di una cultura essenzialmente parastatale

13 Novembre 2019

Il Giornale

Carlo Lottieri

Direttore del dipartimento di Teoria politica

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Confartigianato denuncia che le micro-aziende italiane fanno fatica a trovare lavoratori. Nel 2018 sarebbero state addirittura più di un milione le richieste di lavoro che non si è riusciti a soddisfare per l’inadeguatezza dei candidati (specie in informatica e telematica). È chiaro che questo Paese ha bisogno di tutto meno che del reddito di cittadinanza, che finisce per aggravare una situazione già difficile. Al contrario, bisognerebbe fare emergere una cultura del lavoro che spingesse ognuno a mettersi al servizio della società: non per ricevere soldi senza lavorare, ma per capire cosa chiede davvero il mercato e acquisendo quelle competenze di cui le aziende hanno bisogno.

Il disastro di un’Italia con disoccupati che non trovano un impiego e imprese alla ricerca affannosa di lavoratori ci obbliga a mettere sul banco degli imputati pure la scuola, dove il controllo statale sull’istruzione da anni impedisce un vero sviluppo dell’apprendistato. Quanto si fa è risibile: non porta autentici benefici agli studenti e neppure alle imprese. Quel milione di posti di lavoro potenziali ci parla di tantissime aziende che producono ricchezza, si mettono al servizio dei clienti, costruiscono il futuro.

Potrebbero crescere molto di più se solo lo Stato non le tassasse per finanziare baracconi pubblici in ginocchio. Lo scenario economico attuale è desolante. Stiamo assistendo all’inabissarsi di alcuni tra i colossi come Ilva e Alitalia, in questo stato a causa di una politica ancorata a logiche da socialismo reale. D’altro canto solo da noi si è pensato di celebrare il trentennale del crollo del muro di Berlino immaginando una nazionalizzazione della siderurgia. Eppure abbiamo imprese e imprenditori che sarebbero in grado di reagire con efficacia, facendoci risalire la china.
Dovrebbero però essere lasciati lavorare in pace, mentre purtroppo vengono per lo più intralciati e ostacolati, quando non addirittura additati come «nemici del popolo».

Questo governo, ancor più di quelli che l’hanno preceduto, mostra di essere figlio di una cultura essenzialmente parastatale: e non a caso già si annunciano 150mila posti nel settore pubblico. Lungo questa strada, però, pure i funzionari di Stato finiranno per trovarsi davvero a mal partito: dal momento che i loro stessi stipendi vengono dalle tasse che i privati versano al Moloch statale.

E quelle tasse saranno sempre di meno a causa di una crisi strutturale che solo un ridimensionamento della sfera pubblica potrebbe aiutarci a superare.

Da Il Giornale, 13 novembre 2019

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