Caccia al contante

Il sottosegretario Boschi ha semplicemente confessato con candore quale sia lo sport prediletto dal governo: dare la caccia ai soldi

26 Settembre 2017

IBL

Argomenti / Politiche pubbliche

Molto si è già detto sull’infelice uscita di Maria Elena Boschi della scorsa settimana, quando il sottosegretario alla presidenza del consiglio ha espresso l’auspicio che si possa «Aggredire il contante nelle case degli italiani».

Sarebbe facile liquidare la questione come una battuta infelice, e inconsapevole, di un esponente politico sempre al centro dell’attenzione e pertanto sotto stress.
Invece a suo modo si tratta un’espressione emblematica di tre atteggiamenti caratteristici del potere politico.

Se lo fanno dei privati cittadini, preannunciare un’aggressione configura il reato di minaccia aggravata. Aggredire il contante, in particolare, evoca il furto: un altro reato. Ma chi detiene il potere politico può invece usare a pieno titolo la forza, e agire e parlare come alle persone non è consentito.

La frase è poi il frutto maturo di un pensiero diffuso, nelle nostre èlite (di governo e non), per le quali in fondo in fondo è assennato ipotizzare che ogni italiano abbia qualcosa da nascondere al fisco. Esiste uni sospetto di colpa che aleggia su tutti. Parimenti diffusa è l’idea che di lì vengano i guai del bilancio dello Stato: tutti risolvibili, se solo “tutti pagassero” le imposte.
Tra obblighi di Pos, fatture elettroniche, limiti al contante e rientro dei capitali siamo abituati a pensare alla moneta di carta come veicolo di evasione e riciclaggio, anziché per quello che semplicemente è: un mezzo di pagamento.

Il sottosegretario Boschi in realtà ha semplicemente confessato con candore a suo modo ammirevole quale sia lo sport prediletto da donne e uomini di governo: dare la caccia ai soldi.

Le prime anticipazioni sulla prossima legge di bilancio sembrano confermare in effetti che non sì è trattato solo di una battuta. La possibilità di sanatoria sul contante, di cui si è letto la scorsa settimana sui quotidiani, potrà forse, contando sulla paura, dare un contributo per far quadrare i conti di un bilancio difficile, stretto tra le clausole di salvaguardia e l’ipotesi di una graduale conclusione delle politiche monetarie non convenzionali. Il prezzo però è il venire meno del principio di legalità. Vittima, anch’esso, di una continua aggressione.

26 settembre 2017

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