Poche compravendite, oscillazioni violente. Così la Borsa olandese ci tiene in ostaggio

Il Tff di Amsterdam manipolato da un pugno di operatori. Gli analisti: c'è l'ombra dello Zar

30 Agosto 2022

La Stampa

Argomenti / Ambiente e Energia

Un babau, se non proprio uno spettro, si aggira per l’Europa, ed è la Borsa del gas di Amsterdam, dove si crea il prezzo folle del metano che scatena l’inflazione, minaccia la recessione e ci fa rischiare un inverno al freddo. Il mercato olandese Ttf viene accusato di ingigantire il problema lasciando libera la speculazione, e il governo dei Paesi Bassi è biasimato nel resto d’Europa perché cavalca l’onda e boicotta l’idea di un tetto al prezzo del gas. C’è qualcosa che effettivamente non funziona alla Borsa Ttf di Amsterdam, o si tratta solo di libero mercato?

Giovanni Battista Zorzoli, presidente dell’Associazione italiana degli economisti dell’energia, è molto critico: «Ad Amsterdam è stata attribuita la funzione di mercato di riferimento del metano in tutta Europa, ma in realtà ne tratta solo una minima parte. Il Ttf non è neanche una vera Borsa di gas, è solo una Borsa di “futures”, cioè di titoli finanziari sul gas, e per di più con volumi sottili, da uno a tre miliardi di euro al giorno, pochissimi per il mercato dell’energia. Quindi il Ttf subisce oscillazioni violente in su e in giù. È manipolato da un pugno di operatori, e io ho il sospetto (solo il sospetto, ma c’è una logica dietro) che qualcuno di questi operatori agisca per conto di Putin. Sarebbe un ottimo modo per fare la guerra economica all’Europa. E il governo olandese non fa nulla per impedirlo, perché più il prezzo del metano sale, più la bilancia dei pagamenti dei Paesi Bassi ne beneficia, essendo grandi produttori di gas».

Carlo Stagnaro, direttore delle ricerche dell’Istituto Bruno Leoni, sottolinea che se il Ttf è un mostro non si è creato da sé: «La gran parte del metano viene comprata e venduta tramite contratti a lungo termine, da 10 a 30 anni, in cui il prezzo era parametrato a quello del petrolio. Quando il petrolio costava tanto e il gas poco, l’Unione europea ha sollecitato gli operatori a sostituire il legame col petrolio con quello del prezzo del metano a Amsterdam, che fra le Borse europee del gas, pur essendo piccola, era la maggiore. Ed è per questo motivo che adesso il boom del prezzo al Ttf pesa così tanto in tutta Europa: non dipende dai volumi scambiati a Amsterdam, che sono modestissimi, ma dal riverbero che si ha sui prezzi dei contratti a lungo termine».

Fra le critiche avanzate in questi giorni al Ttf c’è anche la mancanza di meccanismi di sospensione delle contrattazioni per eccesso di rialzo o di ribasso. Ma su questo Stagnaro dissente: «Nel mercato azionario si può sospendere la negoziazione di un titolo, ma per una materia prima indispensabile come il gas questo non si può fare, servono contrattazioni ininterrotte».

Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, dice che «quando manca all’improvviso il 40% del metano necessario non c’è soluzione. Col senno di poi, affidare al mercato di Amsterdam un ruolo così importante è stato un errore, ma a suo tempo sembrava sensato. Però mi auguro che gli altri Paesi europei se la leghino al dito, e che in futuro la facciano pagare ai Paesi Bassi e alla Norvegia, per la maniera vergognosa in cui hanno approfittato di questa crisi per moltiplicare per dieci i loro incassi, senza badare a nient’altro».

da La Stampa, 30 agosto 2022

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