Audiovisivo, mercato a caccia di nuove definizioni (e modelli)

Screen content, big data, profilazione dell'utente: allo scenario dell'audiovisivo servono nuove regole.

11 Marzo 2016

Corriere delle Comunicazioni

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Che servizio è, quello offerto da Airbnbn: editoriale? Lanciato da Emilio Pucci direttore di e-Media Institute, l’interrogativo è rimbalzato fra gli esperti chiamati a raccolta dall’Istituto Bruno Leoni sul “Sistema audiovisivo: evoluzione e dimensioni economiche”. Come si definiscono, e come si misurano i fenomeni generati dalla disruption di Internet nel “vecchio” mercato dell’audiovisivo? Su una cosa tutti sono d’accordo: le regole fin qui utilizzate non servono più, anzi. “Se continueremo a analizzare questo tipo di mercato adottando concetti fin qui dominanti non riusciremo mai a capire quello che invece gli utenti stanno già intraprendendo” dice Pucci. Non sono “soltanto” gli analisti a concordare. Anche regolatori e esperti si trovano d’accordo. Intorno al tavolo dell’istituto hanno ribadito la necessità di nuovi approcci Antonio Martusciello (Agcom), Gabriella Muscolo (Agcm), Giovanni Guzzetta (Tor Vergata), Mauro Marè (Università Tuscia).Così come viene auspicato un nuovo equilibrio, ancora da costruire, fra pubblico e privato nell’ambito Tv dove l’ingresso degli over the top sta destabilizzando i rapporti: ne hanno parlato Natale D’Amico (Corte dei Conti), Franco Debenedetti (Istituto Bruno Leoni), Vincenzo Franceschelli (Bicocca), Giamichele Roberti (Sapienza).
Nuovi metri dunque, nuove regole per un mercato in ebollizione che sta modificando business e abitudini dei consumatori. O il rischio è, per l’Italia, quello di rimanere al palo mentre i nuovi player in campo, Google e gli over the top, valorizzano al massimo questa esplosiva materia emergente.
Non è un caso, spiega Pucci, che l’8 marzo la home page di Google si sia trasformata in piattaforma Tv: siamo davanti a un nuovo fenomeno, quello dello screen content, “che altro non è che il contenuto digitale consumato sul sistema integrato degli schermi connessi”. Anche il mercato della musica pre-registrata per esempio – spiega il rapporto di e-media Institute stilato da Pucci e Filippo Cavazzoni, direttore editoriale dell’Istituto Bruno Leoni – “è sempre più assorbito da un mercato integrato che si potrebbe definire dello screen content”. E accade anche “per il mercato dell’home video o altri mercati dei contenuti una volta essenzialmente distribuiti su supporto cartaceo ma accade anche, in parte, per il mercato Tv”. Un processo ancora tutto da definire e da tenere d’occhio perché assume “progressiva centralità nel settore del contenuto editoriale, genera nuove esperienze di consumo e attrae crescenti quote di risorse”.
Anche le regole del mercato devono stare al passo, dice Gabriella Muscolo (componente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato) tenendo conto dei nuovi attori in scena e della centralità di Internet. Il focus dev’essere mirato in particolare sull’utilizzo in grande scala dei big data che permettono la profilazione dell’utente e l’orientamento dei suoi gusti oltre alla rilevazione dell’audience. In questo senso – dice Muscolo – è necessario capire “l’impatto sulla concorrenza dell’utilizzo dei dati” anche in rapporto ai temi posti dalla net neutrality.
E va nella direzione di definizioni nuove per nuovi mercati l’indagine conoscitiva condotta da Agcom. “Internet cresce – ha detto Antonio Martusciello commissario Agcom (relatore dell’indagine, ndr) -. Ma distrugge o crea valore? Vanno inquadrate in questo senso molteplici questioni per evitare distorsioni e dare nuove definizioni in grado di sostenere la mutazione del mercato”. Dall’indagine sono emerse criticità e possibili direzioni di marcia. Dalla frammentazione del mercato delle imprese di produzione all’attuale sistema di obblighi di investimento, dal sistema di sotto-quote che richiede una semplificazione del quadro normativo e regolamentare al superamento delle criticità nel rapporto tra soggetti tradizionali (fornitori di servizi di media audiovisivi e produttori) e gli “over- the-top”. Di fronte a una contrapposizine fra editori tradizionali e Over the top “appare insensato” un sistema di regole in capo agli operatori tradizionali. Serve abbandonare i silos legislativi e creare level playing field in grado di garantire maggiormente la competitività.

Da Corriere delle Comunicazioni, 11 marzo 2016

Lo studio realizzato dall’Istituto Bruno Leoni ed E-media Institute è liberamente accessibile QUI

oggi, 7 Dicembre 2024, il debito pubblico italiano ammonta a il debito pubblico oggi
0
    0
    Il tuo carrello
    Il tuo carrello è vuotoTorna al negozio
    Istituto Bruno Leoni