Lezione di come deregolamentare un’economia, raccontata in un evento organizzato dall’Istituto Bruno Leoni di Milano dal ministro argentino a tal compito preposto, Federico Sturzenegger. Un tipo tosto: PhD al MIT di Boston, insegnamenti tra Harvard e Università della California di Los Angeles, già governatore del Banco Central de la República de Argentina e altro ancora. Quest’opera di svincolo delle potenzialità di sviluppo avviene nel quadro di una politica di stabilizzazione macroeconomica i cui due capisaldi sono costituiti dalla lotta all’inflazione e dal riequilibrio delle finanze pubbliche. L’amministrazione di Javier Milei aveva ereditato da quella precedente, di stampo peronista guidata da Alberto Fernandez sino al dicembre 2023, un’inflazione al 25 % mensile e un deficit fiscale al 5 % del Pil. Oggi la crescita dei prezzi si è ridotta al 2 % mensile, mentre il bilancio pubblico è stato risanato. Ciò è avvenuto tagliando la spesa, non aumentando le imposte. Perché, ha spiegato Sturzenegger, in perfetta antinomia ai canoni dell’economia keynesiana, è la riduzione della spesa pubblica ad avere effetti espansivi, non la sua crescita. Un fenomeno, aggiungiamo, posto in evidenza anni fa dal nostro compianto Francesco Forte. Tagliare la spesa porta a una riduzione delle imposte: i consumatori hanno maggior reddito disponibile, quindi acquistano di più.
Certo, una così drastica riduzione ha comportato il licenziamento di cinquantamila dipendenti pubblici, con evidenti costi sociali. Ma il passare da una crescita negativa a una positiva sta generando una maggior domanda di lavoro, di qui il progressivo riassorbimento della disoccupazione creata. In effetti, la crescita prevista dal FMI per quest’anno si colloca al 5,5 %. Forse andrà oltre, perché nel secondo trimestre è stata dell’8 %. Sono proprio gli effetti microeconomici di questa deregolamentazione – non «lenzuolata» ma ondata, viene da notare – a spiegare il fenomeno macroeconomico della ritrovata crescita del Pil.
L’Argentina peronista era un’economia afflitta da un eccesso di regolamentazione, viaggiava nelle ultime posizioni (165° posto su 172) di una classifica ad hoc, nella quale l’Italia occupa la 62a posizione. In due anni, ha spiegato il ministro, abbiamo varato centinaia di provvedimenti per modificare o eliminare migliaia di norme in settori quali l’agroalimentare, il commercio estero, trasporti, finanza, energia, sanità. Abbiamo liberalizzato il settore degli affitti, avendo quale conseguenza un aumento dell’offerta e una riduzione dei loro prezzi fino al 30 %. Nei prodotti tessili la discesa è stata del 20 %, per gli elettrodomestici del 30 %.
Particolarmente significativa la liberalizzazione di internet. Un grande gruppo del settore dei media, ha raccontato Sturzenegger (ma senza farne il nome), aveva convinto il governo Fernandez a vietare le trasmissioni internet per via satellitare al solo scopo di proteggere le proprie via cavo. Ma l’Argentina è un paese piuttosto lungo, con una popolazione dispersa. Di conseguenza il sistema via cavo risultava costoso e tanta popolazione non disponeva di accessi online, nonostante i sette milioni di dollari spesi. Quanto abbiamo fatto è stato stracciare quel regolamento e permettere le connessioni satellitari. Il tutto con un costo zero per il governo. Oggi, per quanto un nostro cittadino sia isolato, ha l’opportunità del collegamento internet.
Lo stesso abbiamo fatto con i farmaci: mentre prima era necessario andare in farmacia, ora è possibile acquistarli online ed averne la consegna con droni, cosa essenziale per chi vive lontano da centri abitati.
Insomma, quella da noi avviata, ha concluso Sturzenegger, è una rivoluzione. Paradossalmente l’Argentina era un paese stabile, dal punto di vista politico, per via del lungo predominio peronista. Ora il nostro compito è rendere instabile quella struttura politica, per rendere stabile l’economia.