Andremo avanti comunque, Javier cambia stile ma non sostanza

Intervista a Federico Sturzenegger, ministro della deregolamentazione e della riforma dello Stato della Repubblica argentina


24 Settembre 2025

Corriere della Sera

Danilo Taino

Argomenti / Teoria e scienze sociali

Mentre il presidente dell’Argentina Javier Milei è a New York per chiedere sostegno finanziario a Donald Trump, il suo ministro della Deregolamentazione e della Trasformazione dello Stato, Federico Sturzenegger, è in Europa per far conoscere i risultati del governo che è al potere a Buenos Aires dal dicembre 2023. A Milano ha incontrato il ministro Giancarlo Giorgetti e ha tenuto una conferenza organizzata dall’Istituto Bruno Leoni.

Il peso argentino è sotto la pressione dei mercati: temono che il vostro governo perda le elezioni del prossimo 26 ottobre e si apra la strada a un ritorno dei peronisti. C’è chi vi suggerisce la dollarizzazione del Paese.

«No no, in una situazione di parziale instabilità politica è normale che ci sia pressione sul cambio. Ma abbiamo un sistema in essere: il peso oscilla in una banda e difendiamo questo livello».

Cosa succede se perdete le elezioni di mid-term a fine ottobre?

«Dal punto di vista matematico, non possiamo perderle, abbiamo solo due seggi in gioco. Dal punto di vista politico, in questo momento nel Congreso (il parlamento, ndr) ci sono tensioni perché molti sono in campagna elettorale. Vedremo».

Milei ha ammesso errori. Una sconfitta frenerebbe la marcia verso le riforme?

«Niente affatto, di questo non si discute nemmeno. Può esserci un certo cambiamento di stile, da parte sua, meno attacchi diretti. Ma le due grandi impostazioni su cui si muove questo governo andranno avanti. Dal momento che non abbiamo la maggioranza al Congresso, con decreti che il parlamento può rigettare ma solo con i due terzi dei voti. Finiremo subito la riforma del mercato del lavoro».

Quali sono queste due impostazioni?

«La prima è il raggiungimento del surplus del bilancio dello Stato. Finirla con i deficit che provocano inflazione e povertà. Dall’Italia, ce lo hanno insegnato Alberto Alesina e Francesco Giavazzi. Nei dieci anni prima di Milei, due milioni di argentini hanno lasciato il Paese, per lo più giovani. Un esodo. Quindi tagliare le spese inutili, che sono moltissime: da qui l’idea della motosega che ha reso famoso Milei. Quando è nato il governo, l’inflazione era al 125% al mese, oggi è tra l’1,5 e il 2%».

La seconda gamba?

«La libertà economica. Le burocrazie hanno paura della gente libera. Gran parte delle regole che c’erano non erano il risultato di un piano finalizzato al bene dell’Argentina: per lo più erano misure di protezione di interessi stabiliti. Per esempio, il vecchio governo ha speso sette miliardi di dollari per portare l’internet in tutto il Paese. Lo ha fatto con un provider locale che voleva proteggere: è stato un fallimento. Ora c’è Starlink. Già due anni prima della vittoria di Milei, ho analizzato tutte le 4.200 leggi argentine. E le leggi sono ora in tre categorie: quelle da tenere, quelle da cambiare, quelle da eliminare. L’Argentina era un Triangolo delle Bermude».

In che senso?

«L’Argentina era il Paese più stabile del mondo, dove nulla cambiava. In 50 anni, l’economia formale non ha aggiunto un posto di lavoro: il problema è che l’economia informale non genera input, è anti-crescita. Eravamo una nazione ricca, più della Spagna fino al 1975. Ma poi si è creato questo Triangolo: i sindacati, il business protetto dallo Stato, l’agente politico cioè il peronismo. La casta. Tutto fermo, immobile, se non per l’impoverimento della gente».

C’è però chi dice che la povertà ora stia aumentando.

«Per nulla: grazie al crollo dell’inflazione, dieci milioni di argentini sono usciti dalla povertà».

Veniamo a Milei. Continuerà con gli insulti? Possono essere controproducenti.

«Sta un po’ cambiando stile. Ma sia chiaro: il suo stile rappresenta la rabbia della gente. La gentilezza è stata il linguaggio della casta. Volevate uno Steve Jobs carino?».

Milei è più un economista o un animale politico?

«Un economista. Un intellettuale che è totalmente appassionato quando parla di economia. E ascetico, non fa nulla per interesse personale. La sua idea è perseguire la libertà affinché le persone possano realizzarsi e migliorare la propria vita».

La sorella del presidente, Karina, è accusata di corruzione.

«È un attacco in vista delle elezioni da parte di un establishment che ha paura. La direttrice della Wto, Ngozi Okonjo-Iweala, dice che quando era ministro in Nigeria ha capito che, se lo infastidisci, l’establishment prima attacca la tua integrità, poi la tua persona fisicamente (pietre contro Milei), poi la famiglia».

Pensa che il governo argentino sia un’eccezione rispetto allo spirito dei tempi, in un mondo dove lo statalismo sembra imperare?

«Credo che un Paese che era ricco ed è poi finito in stagnazione per così tanto tempo possa mostrare che la libertà porta a una società più giusta. Sì, credo che lo possa mostrare al mondo».

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