Bisogna trovare il coraggio di cambiare, lasciandosi alle spalle una stagione di politica tributaria la cui cifra è l’assenza di un disegno o, più precisamente, il disinteresse verso un qualsivoglia disegno. All’Istituto Bruno Leoni abbiamo elaborato una proposta di riforma così sintetizzabile: (i) una sola aliquota – pari al 25% - per tutte le principali imposte del nostro sistema tributario (IRPEF, IRES, IVA, sostitutiva sui redditi da attività finanziarie); (ii) abolizione dell’IRAP e dell’IMU; (iii) introduzione di un trasferimento monetario – il “minimo vitale” – differenziato geograficamente, indipendente dalla condizione professionale dei singoli ma non incondizionato e contestuale abolizione della vigente congerie di prestazioni assistenziali o prevalentemente assistenziali; (iv) ridefinizione delle modalità di finanziamento di alcuni servizi pubblici (ed in particolare della sanità) mantenendo fermo il principio della gratuità del servizio per la gran parte dei cittadini ma imputandone, ai soli cittadini più abbienti, il costo (in termini assicurativi) e garantendo loro contestualmente il diritto di rivolgersi al mercato (opting out).
In questo quadro complessivo il progetto colloca la nuova disciplina dell’IRPEF, trasformata in una imposta sul reddito su base familiare (che si tratti di un matrimonio o di un’unione civile), con un’unica aliquota – pari al 25%, come si è detto – ed una deduzione base di ammontare pari ad euro 7.000 annui nel caso di nuclei familiari composti da un solo adulto (opportunamente incrementati attraverso l’uso di una scala di equivalenza nel caso di nuclei familiari di dimensioni superiori o con diverse caratteristiche).