Alberto Mingardi
Rassegna stampa
22 febbraio 2021
Modello Madrid per battere il virus
La capitale iberica ha sfruttato la possibilità di agire in proprio, più ampia di quella riservata alle autonomie italiane
La Comunidad, guidata da Isabel Diaz Ayuso, ha utilizzato tamponi antigenici a tappeto e lockdown mirati per preservare l'economia. I risultati, per ora, sono interessanti: il numero di vittime è sotto la media, gli ospedali sono stati rafforzati con l'emissione di debito cittadino, la gente può (selettivamente) andare al cinema...

Nelle dichiarazioni programmatiche di Mario Draghi al Senato, la pandemia è stata il primo tema toccato dal nuovo presidente del Consiglio. Riferendosi implicitamente all'alt dell'ultimo momento alla riapertura degli impianti da sci da parte del ministro Speranza, il premier ha usato parole chiare: «Ci impegniamo a informare i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento nelle regole».

Il «sufficiente anticipo» è l'elemento cruciale. L'epidemia richiede decisioni rapide, che dipendono da fattori (l'andamento dei contagi, lo stress del sistema ospedaliero) sottratti al controllo immediato degli attori politici. Queste decisioni sono state sin qui prese con uno spirito improntato al «costi quel che costi», «Whatever it takes» per usare un lessico caro a Mario Draghi. É il caso di ricordarsi che quelle tre parole, nel luglio del 2012, venivano dopo altre tre: «within our mandate», nell'ambito del nostro mandato.

Il mandato del decisore politico è in primo luogo quello di assicurare un certo grado di certezza nella vita dei cittadini. La pandemia porta con sé rischi nuovi e inaspettati, travolgendo i piani di vita delle persone. Le strategie di contrasto si giustificano proprio per ripristinare condizioni di normalità.

I confronti
Ma come è possibile avere una certa coerenza fra mezzi e fini? Se stiamo all'Italia e agli altri Paesi con cui ci confrontiamo più spesso, Germania, Francia e Inghilterra, parrebbe impossibile. La rincorsa al virus ha prevalso su qualsiasi altro principio. Oggi da più parti si invoca una strategia Zero Covid, con l'obiettivo (mai raggiunto prima) di eradicare un virus con misure non-farmacologiche attraverso lockdown più rigorosi e «lunghi quanto basta».

Un approccio differente arriva dalla comunità autonoma di Madrid. Nella penisola iberica i governi locali hanno un peso superiore che in Italia e si sono sviluppati orientamenti diversi in territori diversi. Madrid, guidata dalla popolare Isabel Díaz Ayuso, è stata fortemente colpita, nella prima ondata, come tutto il Paese. Da settembre però ha scelto di perseguire una strategia di adattamento. L'obiettivo dichiarato è quello di conciliare lotta all'epidemia e mantenimento di un certo grado di normalità a vantaggio di cittadini e attività produttive.

Il metodo
Come? In primo luogo le autorità hanno scelto di circoscrivere il più possibile gli eventuali interventi di lockdown, cercando di agire quanto più possibile a livello locale: chiudere i singoli municipi, non tutta la regione. In ciascuna di queste realtà, la Comunidad ha utilizzato i test antigienici per «mappare» il contagio.

La chiave dell'approccio madrileno, spiega Javier Fernandez Lasquetty, assessore finanze della Comunidad, «risiede nei test antigienici che le imprese e la sanità regionale stanno facendo massivamente. Ciò ci consente di limitare le restrizioni soltanto a coloro che sono effettivamente contagiati, permettendo agli altri di continuare a lavorare e vivere liberamente».

Il fatto di intervenire tempestivamente ma quanto più vicino ai focolai (come ha tentato di fare la settimana scorsa anche la Regione Lombardia, con le zone rosse a Bollate, Castrezzato, Mede e Viggiù) consente di non arrivare a chiusure generalizzate. Anziché proibire di esercitare determinate attività, sono state definite condizioni alle quali esse sono possibili: sta poi a ciascuno valutare se e come rimanere al lavoro o meno.

Cinema e teatri sono aperti, anche se a capienza ridotta. Il coprifuoco, che Madrid è stata la prima città in Europa ad attuare (come l'obbligo di mascherina all'aperto), è stato ora anticipato ora allentato: era alle 22 fino al 18 febbraio, poi è stato spostato alle 23. Diversi tipi di ritrovo sono sempre stati consentiti, anche se il governo riduce o aumenta il numero di persone che vi possono partecipare, provando a modulare il principio all'andamento dell'epidemia ma senza mai prendere la via di divieti netti.

In una analisi dei dati della terza ondata, Diego Sanchez de Cruz, giornalista economico spagnolo, guarda agli esiti pro capite, sia rispetto al numero dei positivi che alle morti, per confrontare regioni con popolazione e densità abitativa molto diverse. Madrid non ha avuto, sotto nessun profilo, risultati peggiori dei territori che invece hanno scelto un approccio più «chiusista»: se consideriamo il numero di positivi pro capite, la comunità di Madrid è su valori medi rispetto al Paese (2,7), mentre le comunità con valori più bassi (come le isole Canarie: 0,7,) corrispondono ovviamente ad aree con densità abitativa molto inferiore. Il rapporto fra positivi e ospedalizzati, indice della gravità dei casi, è basso (3% contro il 12,2% delle Asturie o l’8% della Galizia). La mortalità dei contagiati è, in questa terza ondata, inferiore (0,496), al valore medio spagnolo dello 0,9%.

Altre misure
La Comunidad ha aumentato la capacità ospedaliera e di letti in terapia intensiva, finanziandosi sul mercato anche con l'emissione di debito locale (in Spagna, si può). A oggi, il suo sembra essere un modello di relativo successo, che affronta la questione sanitaria ma considera parimenti i costi economici e psicologici delle restrizioni, provando a contenerli. Il Covid ci ha abituato alle sorprese e dunque è difficile dire se questa condizione di relativa facilità proseguirà a lungo. Madrid però ha affrontato così seconda e terza ondata ed è riuscita, sino ad ora, a non dover cambiare strada.

Da L’Economia – Corriere della Sera, 22 febbraio 2021