Carlo Lottieri
Rassegna stampa
Luxottica: un'altra economia è possibile
Molte migliaia di dipendenti hanno accettato di farsi azionisti della loro azienda
Da settimane si va assistendo allo smantellamento di uno dei pochi centri industriali del Mezzogiorno: l'ex Ilva di Taranto.
Più passa il tempo e più si fa concreta la possibilità che l'unico esito che questa classe politica individuerà sarà la nazionalizzazione. Evidentemente, una lunga fila di fallimenti dello Stato imprenditore non è bastata.
E se le cose andranno così dobbiamo attenderci l'apertura di un altro buco nero, in cui spariranno ingenti quantità di risorse: come da decenni succede, ad esempio, per la questione Alitalia.
Dinanzi a questa situazione, che apre prospettive nere per i contribuenti, è interessante vedere come un'altra economia sia possibile, dato che ci sono realtà che continuano a competere a livello internazionale, sanno costruire alleanze e, al tempo stesso, continuano a prendersi cura del proprio territorio.
Ha avuto uno straordinario successo, in effetti, l'offerta di azioni ai dipendenti lanciata da EssilorLuxottica.
Il colosso italo-francese ha offerto ai propri lavoratori, a condizioni vantaggiose, di acquistare alcune quote dell'impresa e la risposta è stata molto positiva. Nel Bellunese, dove l'azienda ha le sue radici, l'85 per cento degli impiegati e il 70 per cento degli operai ha colto in effetti l'opportunità di entrare nell'azionariato.
Da questa vicenda ci giunge un messaggio chiaro, perché quanti raffigurano il capitalismo sulla base delle analisi di Karl Marx non hanno strumenti per capire. Nella loro visione tutto è dominato dal cinismo del datore di lavoro, che piega ogni situazione al suo tornaconto.
Se però i dipendenti hanno scelto di essere anche loro, in quota, dalla parte del "padrone", vuol dire che esiste un modo di fare impresa che si basa sulla cooperazione e sulla volontà di migliorare assieme per produrre beni e servizi che soddisfino il pubblico.
Le qualità e i vizi di ogni azienda sono sempre legati a quanti operano al suo interno, e in questo senso è evidente che Leonardo Del Vecchio ha saputo imprimere alla sua creatura un carattere speciale: riscuotendo il consenso di tanti suoi lavoratori. E questo è vero quale che sia l'opinione sull'idea di investire nella fabbrica in cui si lavora.
In effetti, non è detto che sia sempre saggio mettere i propri risparmi dove già si ha il "posto", perché se l'azienda va male si perde tutto. E oltre a ciò è tutto da dimostrare che le forme di autogestione sperimentate in passato abbiano dato buoni frutti.
Sul tema il dibattito è aperto e opinioni divergenti sono più che legittime.
Le molte migliaia di dipendenti che hanno accettato di farsi azionisti della loro azienda, però, ci hanno mostrato come esistano realtà in cui non soltanto parlare di "lotta di classe" non ha il minimo senso, ma ancor meno appare ragionevole evocare ancora una volta lo Stato e le sue attenzioni.
Al riguardo, il confronto tra Taranto e Agordo (in provincia di Belluno, dove si trovano molti impianti di Luxottica) ci dice quale sia la strada da prendere.
E ci dice che se oggi, tutto sommato, al Nord le cose vanno meglio che al Sud è anche e soprattutto perché nelle regioni settentrionali si è radicata quella cultura dell'impresa che può consolidarsi solo se l'assistenzialismo statale viene meno.
A Roma saranno in grado di capire la lezione?
da La Provincia, 18 dicembre 2019