Serena Sileoni
Rassegna stampa
15 maggio 2020
La logica del bonus di partito
Il decreto contiene interventi disomogenei, ipercapillari e perciò di difficile attuazione e di dubbia equità
Non sappiamo cosa c'è scritto riga per riga nel decreto cd. rilancio (alzi la mano chi è riuscito ad arrivare alla fine con attenzione e per intero). Sappiamo però che sono centinaia di pagine di difficile lettura. La voluminosità non è un problema in sé, ma per quello di cui è indizio: un intervento disomogeneo, ipercapillare e perciò di difficile attuazione e di dubbia equità.

Guardando la struttura del decreto, e a prescindere dal fatto che resti immodificato rispetto alle bozze in circolazione (molte disposizioni mancano infatti di coperture e la Ragioneria generale dello Stato avrà probabilmente qualcosa da ridire), si resta impressionati dalla complessità e disorganicità degli interventi.

La pandemia è arrivata senza guardare in faccia a nessuno e tutti abbiamo un unico, simile desiderio: tornare a fare quello che facevamo prima. Anche se gli effetti sulle vite di ciascuno di noi sono diversi, perché le condizioni iniziali in cui la pandemia ci ha sorpreso erano diverse, il Covid-19 ha colpito tutti, indistintamente. Se c'è un'occasione in cui le misure di sostegno per ripartire avrebbero potuto rispondere ai canoni della generalità e dell'astrattezza, che – si racconta ancora nelle aule di giurisprudenza – dovrebbero essere le caratteristiche tipiche della legge, era proprio questa. E invece le pagine del decreto "rilancio" sono così tante proprio perché il governo ha perso questa straordinaria occasione di intervenire trasversalmente per aiutare chi non ce la fa, a prescindere da ciò che fa.

Ha scelto al contrario di introdurre forme di sostegno della più variegata tipologia e del più variegato ammontare chiamando quasi per nome i destinatari degli interventi, e persino richiamandoli più volte nel testo con azioni frammentate.

Così, ad esempio, i lavoratori dipendenti con figli hanno un aumento dei giorni di congedo e del bonus baby-sitting in un articolo; ma se hanno la pazienza di leggere 20 articoli sotto scoprono che hanno diritto al lavoro agile; e se vogliono provare ad andare ancora più giù, vedono che un'altra ventina di articoli dopo i centri estivi diurni hanno ottenuto un finanziamento di 150 milioni di euro. Mentre ancora si chiedono se a settembre i figli torneranno a scuola, possono consolarsi di poterli iscrivere ai centri estivi.

Nel complesso, il decreto affronta ministero per ministero, settore per settore, questioni che avrebbe potuto affrontare in maniera più unitaria. Si veda, ad esempio (ma gli esempi potrebbero essere davvero tanti), l'apposito fondo di 7 milioni di euro per il 2020 e di 1,4 per ciascuno degli anni 2021 e 2022 per tutelare il solo personale e la sola utenza dei servizi di motorizzazione civile, come se fosse un'amministrazione a sé rispetto alle altre.

Il fatto è che il decreto è stato pensato più nella logica del mittente che in quella del destinatario. In quest'ultimo caso, si sarebbe cercato di approvare norme il più possibile generalizzate, intellegibili e capaci di essere il più rapidamente possibile attuate, per quanto complesse; di introdurre interventi uniformi di defiscalizzazione, sospensione o proroga di adempimenti burocratici e fiscali, di semplificazione e agevolazione per accesso al credito o aiuti economici limitati nel tempo. Interventi naturalmente da calibrare in base alle condizioni in cui si trovavano le persone, le famiglie, le imprese, ma trasversali rispetto ai settori economici e alle categorie sociali.

E invece, il decreto segue una logica di ripartizione di soldi pubblici che è appunto la logica del mittente, dove quello che conta è che ciascuna autorità politica possa farsi vanto della sua impronta e del suo peso politico dinanzi al proprio elettorato e alla propria clientela di riferimento. In questo senso, si comprende anche cosa ci facciano interventi che col Covid-19 non hanno nulla a che fare: dai milioni di euro dati a Taranto per rinnovare il parco mezzi di trasporto pubblico urbano al bonus per la ristrutturazione edilizia. Un'occasione di redistribuzione di soldi come questa mai il governo l'ha vista e mai più, si spera, ci sarà. Ha quindi una sua ragione il fatto che, con tanti soldi in ballo, chi governa pensi anche ad apparecchiare la tavola per i propri invitati. Non esattamente una ragione democratica, ma di certo una ragione politica.

da Il Mattino, 15 maggio 2020