Carlo Lottieri
Rassegna stampa
L'illusione del debito che aiuta l'economia
Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan hanno presentato come un successo la concessione da parte dell'Unione di una certa "flessibilità" in termini di deficit
Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan hanno presentato come un successo la concessione da parte dell'Unione di una certa "flessibilità" in termini di deficit. In sostanza, il governo ci invita a gioire perché Bruxelles ci ha permesso d'indebitarci ancora di più. Ci viene detto che questo servirà a far crescere l'economia, dato che si continua a ragionare entro logiche keynesiane, nella persuasione che basti spendere risorse ottenute grazie a imposte e prestiti per "moltiplicare" la ricchezza. È un'illusione di antica data, ma indegna della logica: un po' come se vi fossero fisici che credono nel moto perpetuo o chimici innamorati della pietra filosofale.

Il buon senso ci dice invece che spostare una quantità sempre maggiore di ricchezza dal settore privato a quello pubblico non aiuta l'economia e al contrario la deprime: non fosse altro perché la redditività di un euro speso dagli apparati burocratici è assai inferiore dí quella ottenuta dalle iniziative di imprese e famiglie. Ancora due anni fa – basta esaminare le cifre del Def (Documento di Economia e Finanza) dell'aprile del 2014 – il governo prometteva un deficit dello 0,3%. Oggi, invece, si veleggia verso l'1,9%. Gli ultimi dati diffusi da Bankitalia parlano per giunta di un debito pubblico di 2.228,7 miliardi: un livello mai raggiunto in precedenza. Lo stesso governo che si riprometteva di essere virtuoso, oggi sostiene che per uscire dalla crisi comunque bisogna abbandonare il rigore e afferma che solo rinunciando alla disciplina dei conti si può favorire la ripresa.

In realtà, dovremmo essere consapevoli che c'è davvero poco da festeggiare di fronte a un'Unione che concede altra spesa facile a questa Italia che è la grande malata d'Europa ed è sempre più vicina al commissariamento. E se anche a Roma non s'installerà la Troika, comunque ben presto si dovranno mettere in equilibrio conti che già oggi dovrebbero indurre a scelte coraggiose: a quelle privatizzazioni che nessuno vuole, a quella spending review che si continua a fuggire, a quei tagli di organico nel settore pubblico che tra poco diverranno obbligatori. Il risultato è che in un futuro non lontano pagheremo a caro prezzo i 14 miliardi di spesa ulteriore che Renzi e Padoan sono riusciti a strappare nelle trattative europee e secondo vari commentatori si proverà a riassestare il bilancio con un aumento dell'Iva. Questo colpirà le famiglie e le imprese, rendendo ancor più vantaggioso lasciare questo inferno fiscale appesantito da un debito sempre più alto, che è solo una promessa (o una minaccia) di nuove imposte a venire.

Il guaio è che continuiamo a essere dominati da logiche di breve periodo. Nella capitale sono persuasi che qualche "investimento di Stato" possa produrre facili risultati in poco tempo: appalti, posti di lavoro, cantieri. Chi ha un poco di sale in zucca sa comunque che un'economia solida non la si costruisce con piccoli fuochi di carta, ma riducendo l'oppressione fiscale e permettendo alle imprese private di investire, progettare, reinventarsi. Non c'è altra strada.

Da La Provincia, 19 maggio 2019