Leonardo Petrocelli
Rassegna stampa
13 agosto 2020
Il Sud può correre da solo
Intervista a Lottieri: la fiscalità di vantaggio è solo un primo passo. Manca il coraggio di pensare una riforma radicale
Cosa attende il Paese dopo l'estate della ripartenza? Continua il nostro ciclo di interviste per analizzare il futuro di un'Italia ferita da pandemia e recessione. Oggi tocca al filosofo del diritto Carlo Lottieri, in libreria con il volume Per una nuova Costituente (Liberilibri, 2020).

Professor Lottieri, come si può inquadrare l'estate del 2020? È quella che segue la pandemia ma precede lo tsunami della crisi economica?
«Esattamente. Finora abbiamo gettato la polvere sotto il tappeto. Il governo ha sposato la politica del rinvio bloccando tutto: fallimenti, sfratti, licenziamenti».

Con quale effetto?
«Quello di bloccare le dinamiche dell'economia reale. Se vengo licenziato cerco soluzioni, provo a mettere a frutto le idee. Così si è sospesi in una sorta di limbo».

Meglio il purgatorio dell'inferno.
«Il problema è che non si può rinviare in eterno. Prima o poi bisognerà capire come sta davvero la nostra economia per prendere le contromisure adeguate che però non sono quelle viste finora».

Dove sbaglia l'esecutivo?
«Questa è una classe dirigente che intende l'economia come un qualcosa di diretto, orientato e gestito. E si pone sentenziando con una presunzione conoscitiva che è imbarazzante, costringendo le energie anziché liberarle. Nel Dopoguerra, a cui tanti paragonano il momento attuale, i punti nodali erano tre: basse tasse, bassa regolamentazione e prezzi di mercato. Per replicare quella fase devi porre le premesse».

È questo, per lei, il compito della politica?
«Sì, porre le basi, creare le condizioni. Ma davvero pensiamo che sia possibile riformare le pensioni in un contesto nazionale come questo?».

Scusi ma se non in un contesto «nazionale» in quale allora?
«Bisogna operare una responsabilizzazione autentica, "cantonalizzando" questo Paese sul modello svizzero in modo che ognuno sia spinto a tenere i conti in ordine, evitando gli sprechi».

Finora il regionalismo non ha dato grandi risultati...
«Ma è il regionalismo dei centri di spesa deresponsabilizzati. I soldi sono degli altri ed è la fiera della spesa».

Nel dl Agosto è prevista la fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno. È una buona traccia?
«Guardiamo il bicchiere mezzo pieno: ci si rende conto dell'esistenza di una differenza. Il problema è che ci vorrebbe ben altro perché qui nessuno ha il coraggio di mettere in discussione la finanza centralizzata o il tema della contrattazione nazionale».

Quindi, nella sua visione, il Sud dovrebbe cavarsela da solo?
«Secondo l'economista Paolo Malanima, nel 1861, al tempo dell'Unità d'Italia, se la ricchezza del Nord era 100 quella del Sud era 80. Il divario non era poi così grande. S'è ampliato dopo, quando sono state operate politiche centralizzate che per il Mezzogiorno non andavano bene».

Conosce l'obiezione: il Sud, da solo e nelle condizioni attuali, non può farcela.
«È una posizione che non capisco, soprattutto quando la sento dagli stessi meridionali. Al Sud non manca nulla, a cominciare dalle intelligenze».

Mancano le infrastrutture...
«E siamo sempre lì: perché non porre le premesse per un'azione imprenditoriale? Tutto sta nel rimettersi a correre. Ma senza una nuova fase costituente che rivitalizzi i territori gli sforzi sono inutili».

Da La Gazzetta del Mezzogiorno, 13 agosto 2020