Carlo Lottieri
Rassegna stampa
Ecco perché ci aspetta un autunno caldissimo
Secondo la maggior parte degli osservatori al rientro dalle vacanze dovremo fare i conti con un acuirsi della crisi economica e le ragioni sono numerose
Secondo la maggior parte degli osservatori al rientro dalle vacanze dovremo fare i conti con un acuirsi della crisi economica e le ragioni sono numerose. Innanzi tutto, è evidente come non sia facile uscire dall'emergenza del Covid-19. Quale che sia l'opinione sulla gravità della situazione sanitaria, è fuor di dubbio che per l'universo delle imprese non c'è modo d'immaginare un qualche ritorno alla normalità, e già questa incertezza è un serio ostacolo a ogni ricostruzione. Per giunta, nello stesso universo da cui proveniamo quello che precedeva l'avvento della pandemia innumerevoli regole e norme ostacolavano ogni tentativo di fare e intraprendere: il virus ha solo aggravato tutto ciò.

Ora il dibattito è in larga misura focalizzato sugli aiuti e sui sussidi europei, ma anche quanti fanno affidamento su ciò sanno che vi sono problemi legati alle condizioni e ai tempi. Non è del tutto chiaro "se" e "come" l'Italia riuscirà a convincere i partner comunitari di avere avviato quel processo di riforme che è stato promesso, ma oltre a ciò è impensabile che l'economia reale possa ricevere un qualche concreto beneficio prima della primavera del 2021.

Con l'avvio di questo autunno, allora, a uno Stato italiano senza soldi il crollo dei bilanci privati sta comportando limitate entrate fiscali verrà chiesto di far fronte alle difficoltà di aziende industriali sull'orlo del collasso, di artigiani e negozianti rimasti bloccati per mesi, di un turismo e di altri settori che hanno subito un crollo senza precedenti. Ai molti fallimenti a cui assisteremo non corrisponderà la nascita di nuove imprese, ai licenziamenti non faranno seguito assunzioni. È pure facile prevedere che il governo continuerà a dare risposte settoriali e assistenziali, sulla scia dei "bonus" già introdotti, mentre sarebbe opportuno che sia gli italiani sia i loro partner europei fossero consapevoli della necessità di vere riforme strutturali. Nel breve periodo qualche aiuto può servire, ma nel medio e nel lungo periodo sono altri gli interventi di cui c'è bisogno. Ci sono problemi da affrontare che riguardano il cuneo fiscale e il costo del lavoro, il Mezzogiorno, il sistema pensionistico, la disoccupazione.

A ben guardare, però, ognuno di questi problemi può iniziare a trovare una qualche soluzione solo se si responsabilizzano i centri di spesa e, di conseguenza, se si avvia una qualche rivoluzione federale, tale da avvicinare le entrate e le uscite. Se vi sono seri motivi per essere pessimisti dinanzi alle prospettive economiche dell'Italia, la ragione principale sta nel fatto che all'interno della classe dirigente del Paese quasi nessuno sembra aver compreso che così com'è il sistema non funziona più e che l'unica via d'uscita consiste nella liberazione di ogni territorio e comunità.

A causa della crisi sanitaria nell'arco dei mesi scorsi si è distrutta una parte significativa della nostra ricchezza e della nostra capacità produttiva. Per rinascere c'è però la necessità di riformulare la "normalità" da cui proveniamo, dato che i problemi maggiori che ci affliggono vengono da lì, sebbene siano davvero pochi quelli che se ne sono resi conto.

Da La Provincia, 28 agosto 2020