La fuffa delle leggi inutili

Bisognerebbe vietare al legislatore di introdurre le regole ovvie e quelle inutili

27 Marzo 2018

IBL

Argomenti / Diritto e Regolamentazione

Se non fosse per il buon senso, che orienta in quello che si può o non può fare, sapere quali comportamenti costituiscono reato non è banale. A rendere la conoscibilità dei reati ancor più difficile, è il fatto che anche la legislazione penale è assai frammentata.

Rispetto a questa tendenza, cosa implica la riserva di codice in materia penale, introdotta nel codice stesso da uno dei decreti legislativi attuativi della riforma penitenziaria, pubblicato pochi giorni fa in Gazzetta ufficiale?
Che i reati siano raccolti il più possibile nel codice penale, è un principio sacrosanto per una più agevole conoscibilità delle regole più importanti di tutte. Poiché l’ignoranza non giustifica la violazione delle leggi, appartiene al patrimonio democratico essere messi in condizione di sapere per quali comportamenti si possa essere privati della libertà personale.

La commissione bicamerale «D’Alema» del 1997 aveva provato a inserire la riserva di codice penale in Costituzione, l’unica fonte che può dire al legislatore cosa può o non può fare. La questione non è solo di forma: che sia invece lo stesso codice penale ad autodichiarare che i reati possono essere introdotti solo modificando il suo testo, non vuol dire nulla, dal punto di vista legale.

Peraltro, il principio appena introdotto smentisce se stesso: l’articolo dispone infatti che i reati principali debbano essere introdotti, oltre che con modifiche al codice, anche con leggi «organiche», rendendo la riserva soltanto tendenziale.

Nella stessa relazione illustrativa dello schema di decreto, si ammette che esso costituisce «un argine alquanto labile all’espansione poco meditata del diritto penale». Allora perché inserirlo? Davvero si crede che tanto basti a persuadere il legislatore a scrivere con più ordine e chiarezza le regole penali? Quasi trent’anni di violazioni dei principi dello Statuto del contribuente non hanno insegnato nulla?

Non resta che ritenere che la riserva di codice in materia penale nel codice penale (non è un gioco di parole) sia un’affermazione che ha una sola utilità: una dichiarazione di intenzioni tanto lodevoli quanto sterili.

Può darsi che ci siamo abituati ad un certo «marketing» della comunicazione legislativa. Gli altisonanti preamboli, gli infiniti considerando, le mere dichiarazioni di principio sono orpelli che fanno parte ormai dell’arredo pubblico.

Speravamo però che questa china non riguardasse anche il diritto penale, il più delicato, che dovrebbe essere affrontato con sobrietà e estrema serietà da parte, prima di tutto, di chi ne scrive le regole.

Tra i tanti principi che accompagnano le riforme legislative, compresa quella penale e penitenziaria avviata dal ministro Orlando, manca a ben vedere un principio fondamentale: è fatto divieto al legislatore di introdurre le regole ovvie e quelle inutili.

27 marzo 2018

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