La Costituzione di carta

Anche le idee e i fondamenti di una comunità politica diventano l'ennesima scusa per produrre certificati

24 Aprile 2018

IBL

Argomenti / Diritto e Regolamentazione

Solo comprovati antifascisti potranno organizzare tornei di calcetto e sagre rionali nel comune di Milano. Poco importa se ciò significa nient’altro che un pezzo di carta in più tra quelli da compilare per ottenere concessioni e spazi necessari. L’apparenza è quel che conta.

Dando seguito a un ordine del giorno consiliare in cui si invita il comune a non concedere patrocini, contributi e nulla osta necessari a chi non si riconosca nei valori sanciti dalla Costituzione, una recente delibera di Giunta ha previsto che quanti avanzino tali richieste dovranno sottoscrivere una dichiarazione di «riconoscere e rispettare i principi, le norme e i valori della Costituzione italiana, repubblicana e antifascista, che vieta ogni forma di discriminazione basata su sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali.»

C’è un tema politico e un tema costituzionale, dietro questa operazione di imbellettatura.

Quanto al tema politico, la nostra Costituzione vieta esplicitamente la riorganizzazione del partito fascista. Implicitamente, essa è pervasa di ideali e obiettivi di pluralismo e democrazia incompatibili con l’intenzione di ricostituire movimenti ispirati a forme autoritarie di potere politico.

Proprio quei principi di pluralismo democratico stanno però a rammentare che la libertà di espressione, finché resta tale, è uno dei cardini del nostro sistema repubblicano. Che un’opinione sia odiosa non vuol dire che sia da sopprimere. Diversamente da altri ordinamenti, nel nostro non esistono partiti giuridicamente “antisistema”.

Quanto al tema istituzionale, negli anni Ottanta, dopo Chernobyl, andava di moda picchettare l’ingresso nel territorio comunale con la scritta «comune denuclearizzato». Venti anni dopo, ai tempi dell’esportazione della democrazia del presidente Bush, andavano per la maggiore gli ordini del giorno sul pacifismo dei comuni.

Gli slogan cambiano, ma mai si rinuncia alle sedute di giunte e consigli trascorse a discutere se il comune sia pacifista, denuclearizzato o antifascista. Anche le idee e i fondamenti di una comunità politica diventano così l’ennesima scusa per produrre documentazione, certificati, carte.

Per i cittadini, l’“autocertificazione” di rispettare la Costituzione diventa solo una scartoffia in più, di quelle che si firmano senza neanche vederle, non essendoci alternative. Per gli amministratori, è il modo di confezionare la loro buona coscienza, a uso e consumo del marketing politico.

Per tutti, sarà una mera formalità da chiedere e restituire, in mezzo a quelle per il trattamento dei dati e per l’antiriciclaggio. Un dettaglio burocratico, insomma, la Costituzione e il suo antifascismo.

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